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discorsi:2000:20000716

20000716 - 16 luglio

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Amore e Devozione al Maestro

È per la forza dell’amore che si verifica la rotazione della Terra
senza che abbia bisogno di un cardine d’appoggio.
È la forza dell’amore che sorregge le stelle
per tutta la volta celeste senza farle cadere sulla Terra.
È la forza dell’amore che trattiene l’oceano nei suoi limiti.
È la forza dell’amore che fa soffiare incessantemente
il vento in tutti i mondi.
Quella forza dell’amore è infinita,
la più stupefacente, unica, senza pari
e permea l’intero Cosmo. L’intera creazione è impregnata d’amore.

Amore trascendente

Dio è amore e l’amore è la forma di Dio. Nella Bhagavad Gîtâ, il Signore Krishna dichiara: “Tutti gli esseri sono eterne scintille della Mia Divinità”. Allo stesso modo in cui Dio diffonde il Suo Amore indistintamente su tutto il mondo, anche l’uomo dovrebbe condividere il suo amore con tutti. Il principio dell’amore supera ogni descrizione, è indefinibile; poiché l’uomo non riesce a riconoscere quanto sia sacro l’amore, si orienta verso le cose del mondo e su oggetti di valore effimero, come auto e proprietà terriere.

Dio trascende tutti gli attributi. Lo stesso si deve dire dell’amore. L’uomo, però, spreca la vita attribuendo qualità fisiche all’amore, che per natura sua è trascendentale: chiama infatti amore la relazione che esiste tra madre e figlio, tra moglie e marito, tra fratello e sorella, tra amici, parenti e così via. Ma, prima di nascere, chi è madre o padre e chi è figlio o figlia? E, prima delle nozze, chi è marito o moglie? L’amore che esiste tra madre e figlio, tra moglie e marito, tra sorelle, fratelli, amici, parenti, ecc. riguarda la sfera fisica e per natura sua è negativo. Sono tutte relazioni fisiche; non possono essere definite “amore” nel senso reale della parola.

Il devoto vero dà, non prende

Nel vero amore non c’è confusione tra il dare e il ricevere; l’amore non ha niente a che vedere con il do ut des. Ci sono dei fedeli che intendono manifestare il loro amore a Dio facendo un voto: “O Signore, se mi concedi ciò che voglio, io ti offrirò dieci noci di cocco”. Ci sono devoti che offrono i loro miseri capelli per avere in cambio potenti favori! Vi pare devozione questa? No, proprio no! Vero devoto è chi dona senza aspettarsi nulla in cambio. La totale oblazione di sé è il segno più evidente della devozione.

La vita umana è una combinazione di aspetti materiali e spirituali; in essa giocano un ruolo sia il mondo presente sia quello dell’aldilà, la testa e il cuore. L’uomo però segue solamente la testa, ha di mira solo il mondo materiale e si dimentica dell’aldilà. Finché gli uomini seguiranno esclusivamente la ragione, lasciando da parte il cuore, non otterranno pace e sicurezza né lui, né la società né la nazione intera. Pace e sicurezza regneranno sovrani in questo mondo solo quando si rinuncia agli attaccamenti del corpo e si seguono i princìpi dell’amore.

Dharma e adharma

Nel creato vige il dualismo: giustizia e ingiustizia dimorano insieme, come pure verità e menzogna, virtù e peccato, caldo e freddo, e così via. I popoli vorrebbero sradicare totalmente l’ingiustizia, vorrebbero che nel mondo ci fosse solo giustizia, ma non è possibile che il dharma viva senza l’adharma, e viceversa. Il mondo è una mescolanza di dharma e adharma. Il mondo non può fare a meno un giorno solo di questa combinazione; devono stare insieme verità e falsità, moralità e immoralità. Sta all’uomo orientare la propria vita nel pieno discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male.

Ad ogni buon conto, il codice di condotta dell’uomo è ben differente da quello degli animali, sebbene egli non se ne capaciti proprio. Tutti gli animali hanno in comune un unico dharma che consiste nella non violenza, nella verità e nella tolleranza. L’uomo non riuscirà ad avere pace e benessere se viene meno nella pratica dei valori che gli sono propri, limitandosi a sviluppare qualità animalesche. Uomini e animali hanno in comune alcune caratteristiche: hanno bisogno di mangiare, di dormire, hanno paura e procreano.

Ma qual è il dharma specifico dell’uomo? Che cosa lo distingue da quello degli animali? Non basta pensare “Io sono un essere umano”; è una mezza verità. L’altrà metà consiste nell’affermare “Io non sono un animale”. Dovete rammentarvelo continuamente, ripetendovi “Io non sono un animale, non sono un animale, sono un uomo”.

Nemmeno questi due pensieri bastano a completare il dharma. Bisogna prendere coscienza del proprio sesso: sono un maschio o una femmina? Poi dovrete prendere coscienza del vostro proprio stato: sono un capofamiglia (grihasta), un celibe (brahmacharin), uno che si è ritirato dalla vita pubblica (vânaprasta) o uno che ha rinunciato a tutto (sannyâsin)? Da questa ricerca preliminare passate poi al compimento del dharma proprio ad ogni stadio.

La morale del proprio stato

Se avete scelto il celibato, se siete un single, non vi tocca il dharma del capofamiglia. Se ciò accadesse, il dharma del mondo subirebbe degli squilibri dovuti alla contaminazione di comportamenti estranei. Gli uomini d’oggi si comportano infatti come persone che non hanno capito il proprio ruolo specifico. Da qui nasce la necessità per ciascuno di domandarsi in quale stato si trovi, se in quello del celibe, dello sposato o dell’anacoreta e, di conseguenza, la decisione di adattare il comportamento morale al proprio stadio di vita.

La legge che deve regolare la vita di un uomo riguarda quel tipo d’uomo, e non altri. Non si cada nell’errore di pensare che tutti gli esseri umani debbano comportarsi allo stesso modo; è proprio questa la ragione dell’insorgere dell’immoralità.

Dunque, ogni individuo, nato come essere umano, deve innanzitutto capir bene età e ruolo, e applicarvi poi il dharma opportuno. Chi si sottrae a questa disciplina e sceglie vie diverse da quella che gli compete, indebolisce il dharma e cade nell’adharma, nell’ingiustizia.

È impossibile trovare dissociati giustizia e ingiustizia nel mondo, ma è proprio questo dualismo, questa combinazione tra i due a far sì che l’umanità si trasformi in divinità. Allora, in che consiste l’animalità? Gli animali seguono le leggi della loro natura: a loro il tempo serve per mangiare, dormire, aver paura e moltiplicarsi. Anch’essi dunque hanno certe leggi da rispettare, proprio come per il genere umano, che ha le sue, differenti da quelle degli animali.

Caste e religioni

Al giorno d’oggi c’è molta gente che attribuisce significati contraddittori al genere di fede e agli usi cultuali seguiti dagli Indiani e, a causa di queste loro convinzioni, per tutta la violenza, l’inquietudine e i conflitti di questo Paese, attribuiscono ogni responsabilità al fatto che esistono delle caste, delle comunità religiose e delle religioni. La convivenza di diverse tendenze religiose non ha alcuna rilevanza sulle agitazioni che si manifestano in questa nazione. È la mancanza di purezza interiore la causa di tutto.

Un piccolo esempio. In Germania non ci sono caste o religioni diverse; eppure, dopo la Seconda Guerra Mondiale, quella nazione fu divisa in quattro parti, ognuna delle quali aveva leggi proprie. In quel caso non dipese dalle differenze religiose o etniche. La stessa cosa accadde al Giappone, che fu diviso in varie parti e che non fu esente da agitazioni dovute ai culti, alle religioni o a discriminazioni sociali. Solo ciò che passa per la mente dell’uomo è la vera causa di ogni turbamento.

È un grave errore dar la colpa delle divisioni e dell’odio alla convivenza di diverse religioni: in India, per migliaia d’anni la gente ha vissuto in unità e fratellanza, nonostante l’esistenza di varie religioni e comunità religiose.

Molte sono le religioni, ma unico è il sentiero.
Molti sono gli abiti, ma unica la stoffa.
Molti sono i gioielli, ma unico è l’oro.
Molti sono i colori delle vacche, ma unico è quello del latte.
Molte sono le specie viventi, ma unica la vita.
Molti sono i fiori, ma unica l’adorazione.

Siamo obbligati a perfezionare la nostra vita, e le religioni sono state istituite per questo, non certo per creare conflitti e ostilità. Non c’è niente di sbagliato in nessuna religione (mata); l’errore esiste solo nella mente, nelle opinioni (mati). Come può esserci del cattivo in una religione, se c’è del buono nella mente di chi vi aderisce? Perciò, è un grosso sbaglio attribuire colpe alla religione.

Le caste

In India le religioni si basano per certi aspetti sulle caste, ma le caste non sono stabilite dall’uomo. Occorre comprendere correttamente il termine jâti, “casta”. (Swami tiene in mano un fiore) Questo appartiene alla “casta” dei fiori (phûl jâti), cioè alla famiglia dei fiori, come gli alberi. La sua forma determina l’appartenenza alla famiglia e alla particolare specie. (Swami solleva un fazzoletto) Questo appartiene alla “casta” dei tessuti (batta jâti), e ciò dipende dal fatto che è di stoffa. La casta non dipende da un individuo; potete eliminare una persona, ma non la razza umana.

Esistono tanti alberi in natura. Il mango e il nîm sono entrambi alberi, ma non farete crescere manghi se avete piantato semi di nîm. È indubbio che tutti gli alberi appartengono a una stessa jâti, benché i frutti che producono siano innumerevoli. Ci sono complessivamente 450 varietà di gusti, ognuno corrispondente ai frutti di vari alberi. Per questo risulta difficile riconoscere l’unità in mezzo a tanto pluralismo.

Lo stesso si può dire della razza umana, che è unica in sé, ma è rappresentata da un gran numero di esseri umani, ognuno dei quali ha sentimenti, pensieri e comportamenti differenti. È una stoltezza credere di poter annientare l’intera razza umana. Nessuno potrà mai distruggere la razza. Accade che individui siano uccisi, ma la razza umana (mânava jâti) è autentica ed eterna, estremamente sacra. È da ignoranti incolpare la razza di essere causa di agitazioni, quando invece è ben noto che la principale causa delle agitazioni oggi in atto è da ricercarsi nei sentimenti prodotti dal pensiero umano e nel comportamento dei singoli individui.

La casta e la religione non c’entrano affatto in tutto questo! Sono solamente le persone prese individualmente che non sanno vedere il grave errore di cui sono vittime, pensando che religione e casta siano responsabili di divisione. Lo ripeto, i turbamenti e i conflitti che si verificano nel mondo non dipendono assolutamente dal fatto che esistano delle religioni e delle razze.

All’origine di tutto sta la capacità di ciascuno ad affinare il proprio carattere. Ciascuno di noi deve provvedere a raffinarsi sempre di più e ad essere sempre più puro. Nell’antica cultura indiana si pensava ad un unico principio di unità: è quel principio di unità che noi dobbiamo avere ben fisso in mente.

Nel firmamento ci sono innumerevoli stelle, tutte diverse tra loro, ma il cielo che le ospita è uno solo. Gli esseri viventi sono tantissimi, ma il respiro vitale è sempre unico. Le nazioni sono molte, ma dimorano in un unico pianeta. Visto dunque? Dobbiamo proseguire passo passo verso la comprensione di questa verità. Poi, dobbiamo sentire la santità del Divino in ogni persona.

Dio è amore

All’origine di ogni cosa sta soprattutto l’amore. Non è qualcosa che si possa produrre o prendere da altri. L’amore si fa da sé, in modo naturale; nessuno può mai dire di essere stato la causa prima dell’amore. Dio è amore e l’amore è Dio. Com’è possibile dunque ritenere che una qualità di provenienza divina come l’amore faccia delle differenze? (applausi) Dobbiamo innanzitutto penetrare la natura dell’amore.

Brahma è la Forma dell’amore, è Amore in pienezza.
L’amore chiama amore;
quand’esso è intenso ha il potere di sperimentare
lo stato del non dualismo (Advaita).

Nell’amore è contenuto tutto ciò che è non dualistico e, se si diversifica, ciò è dovuto agli attaccamenti fisici, alla convinzione che il corpo ci distingua. Un amore frammentario non è amore vero, perché legato a relazioni diverse. La natura del vero amore è unica, indipendentemente dalla persona, dalla nazione, dal luogo in cui si esprime.

“Swami parla sempre di amore, amore, amore; ma che cos’è l’amore? Come si esprime?”, tanti pensano in questo modo. La risposta è: l’amore non è che Dio e Dio è amore. Prema Îshvara hai, Îshvara prema hai. Questo amore è unicamente Dio, è il cuore, l’essere, l’Âtma, il Brahman. Tutte le cose hanno un loro nome, ma sono tutte soffuse d’amore. Se Dio è amore, la nostra natura originale è amore, il Sé è amore, il cuore è amore, tutto è amore, che forma potremo attribuire all’amore?

L’Âtma di tutti è unico

In voi e in Me esiste un unico Âtma, un unico cuore, un amore che va da cuore a cuore. Se saprete veder bene questa unità, non ci sarà più odio. Oggigiorno sono in aumento i conflitti e le disarmonie per la confusione che c’è tra unità e diversità. Esiste una sola natura atmica in tutti. Ci sono corpi differenti, ma non per questo si deve concludere che la natura del Sé sia diversa per ognuno di essi. “Tutte le creature viventi hanno un unico e medesimo Spirito”, come affermano le Scritture. Esse affermano anche che laddove scompare il dualismo, c’è Dio; che Brahman non è duplice, pur esprimendosi in un’immensa molteplicità; che la natura dello Spirito è di essere onnipresente; che nell’Universo non si dispiega la dualità, bensì il principio unificante del Brahman.

Riponiamo dunque una solida fede in questa unità. L’attaccamento al corpo fa affiorare tanti contrasti: rabbia, dispiaceri, ripicche, gelosie, vanità ed esibizionismi. Tutte queste cose nascono dal credere di essere corpo.

Preghiera senza attese

Molti vanno al tempio o in chiesa e pregano, ad esempio il Signore Venkateshvara in questo modo: “O Signore, se esaudirai i miei desideri, sosterrò le spese di una bella festa per te!” Altri dicono: “Swami, se mia figlia si sposa, provvederò io a tutto il costo dei riti per il tuo matrimonio”. (Swami soggiunge in tono sarcastico) Questi qua organizzano il matrimonio a Dio! (applausi)

Dio esaudirà i vostri desideri affinché voi Gli organizziate il Suo matrimonio? La gente in questo modo cerca di coinvolgere Dio in qualche losco affare. No. Non tentate Dio! Le vostre preghiere devono nascere dall’amore, non dall’attesa di qualche vantaggio. Che preghiera può essere mai quella ch’è piena d’interesse? Vedete dovunque l’unico Spirito, senza farvi traviare dalla brama di risultati. Pensate di essere sempre in conversazione con lo Spirito, di essere in compagnia di Dio, d’incontrarvi con il vostro stesso Sé. Abbiate sempre questo sentimento d’unione con Dio.

Io vi chiamo sempre “incarnazioni dell’amore”, poiché l’amore è la vostra forma, che “è estranea agli attaccamenti corporei, pura, indisturbata, eterna, stabile, perfetta, libera, antica, senza forma”.

Dalla fede l’amore

Non è quindi possibile attribuire una forma all’amore, che è privo di qualsiasi attributo. Quando voi dite “Questa è mia madre”, vi riferite ad una forma specifica che identifica vostra madre. Da quanto tempo vi siete resi conto che quella è vostra madre? Dal momento in cui siete nati, siete stati cresciuti e avete sviluppato l’affetto che vi fa sentire suo figlio, voi l’amate come vostra madre. Se non credeste che è vostra madre, non riuscireste ad amarla come tale. Quindi, è dalla fede che nasce l’amore.

Dove c’è fiducia, c’è amore.
Dove c’è amore, c’è pace.
Dove c’è pace, c’è verità.
Dove c’è verità, c’è gioia.
Dove c’è gioia, c’è Dio.

La fiducia è l’unica ragione dell’amore che portate a vostra madre. Non rinunciamo all’impegno di aver fiducia, da cui si sviluppa la pace che porta alla verità. Una volta che siete nella verità e nella pace, la vostra vita sarà santificata. È un processo interiore, non esteriore.

La verità è infatti dentro di voi; la beatitudine è dentro di voi; la pace è interiore. Voi siete incarnazioni di pace, di verità. Perché andate a cercarle? Questo è il vostro sbaglio: cercar fuori di voi ciò che non è assolutamente separato né esterno a voi. Tutto quanto c’è fuori di voi non è che un riflesso di quanto avete interiormente. Così, la verità, la pace, la gioia provengono dal vostro interiore.

In che modo allora dobbiamo pregare Dio? Dobbiamo pregarlo senza il desiderio di ottenere dei frutti dalle azioni. Proprio come amate il vostro riflesso allo specchio, così amate tutti. Qualsiasi corpo sia davanti ai vostri occhi, vedeteci il vostro riflesso!

Due amori, una sola cosa

Allo scopo d’insegnare e diffondere questa verità, il Signore Krishna nella Bhagavad Gîtâ dichiara: “Tutti gli esseri sono scintille eterne della Mia Divinità”. Voi siete parti di Me; noi non siamo due entità separate, perciò, il Mio e il vostro amore non sono differenti. C’è un solo amore; le differenze sono dovute solo alle variazioni fisiche e agli attaccamenti da esse generate. In realtà, c’è un solo amore; la sua natura è unica. Vivete nell’amore, poiché ogni essere umano ne è l’incarnazione. Tutte le vostre pratiche spirituali si dimostreranno futili se non aderirete al principio dell’amore. Preghiere, mantra, meditazioni; voi fate tutto in attesa d’una remunerazione! Quelle pratiche rispecchiano le vostre aspettative. Non dovreste dare alcuno spazio a quel tipo di riflesso, che non riproduce niente di reale.

Come in uno specchio

Notate come il riflesso in uno specchio sia falso: guardate la vostra immagine, e il vostro occhio destro appare là come il sinistro. Tuttavia, senza lo specchio, non vi vedreste affatto, non sapreste com’è la vostra vera forma.

Il mondo è come uno specchio, e voi lo considerate come la base del vostro vivere. Tutto quanto vedete allo specchio è all’opposto, negativo. L’occhio destro diventa sinistro; il braccio destro appare come sinistro. Come potete considerarlo verità? Nient’affatto. Non è reale! Se si toglie lo specchio, sparisce anche il riflesso e rimane la realtà, quella che è stata definita sâkshâtkâram, visualizzazione o realizzazione di Dio. Alcuni dicono di avere avuto in meditazione la visione dell’Essere, ma non si tratta che di un riflesso, un’illusione, di sâkshât-âkâram.

Che cos’è sâkshâtkâram? È ciò che segue all’immaginazione della forma e alla sua sperimentazione come forma propria e di Dio, constatandone la comune natura d’amore.

Tutte le relazioni del mondo sono come nuvole passeggere; quanto durano? Solo un po’ di tempo. La realtà invece è assolutamente immutabile, non muta a seconda dei giorni o dei luoghi.

La natura dell’amore

Quella è l’essenza dell’amore: l’immutabilità. L’amore umano può deteriorarsi e trasformarsi in odio col passar del tempo. Ciò che piace oggi, forse non piacerà più domani. Ma l’amore vero non percorre la via del piacere, né va soggetto a dispiaceri. Un amore del genere è proprio solo di Dio. C’è un bhajan hindi che lo canta: Prema Îshvara hai, Îshvara prema hai, L’amore è Dio e Dio è amore.

Dove trovare un Dio più grande di questo? Potrete darGli qualsiasi nome — Sai Îshvara, Sai Allah, Sai Buddha, Sai Guru Nanak, Sai Râma, Sai Krishna, … — sono nomi scelti per indicare l’unica Realtà che ha il suo nome naturale, l’Amore. Quei nomi sono come quello che è stato dato alla vostra forma fisica: l’ha deciso qualcuno quando siete nati.

Ma l’amore rimane amore in qualsiasi momento della vita, mentre il nome con cui si è stati battezzati può perfino cambiare durante il corso dell’esistenza. I nomi acquisiti cambiano, il nome dell’amore è perenne. L’amore di Dio sfida l’eternità.

Aspirate a quell’amore che non cambia e non oscilla. In questo sta la vera devozione, poiché devozione è sinonimo di amore.

La devozione

Dalla devozione (bhakti) sorgono molti tipi di poteri (shakti); da questo amore si formano molti tipi di deduzioni logiche (yukti); la devozione genera molte gioie e predilezioni (rakti) come pure un gran distacco (virakti). La devozione porta alla liberazione (mukti). Notate la desinenza -kti comune a tutte queste derivazioni dell’amore.

Il nome Krishna

Un piccolo esempio per spiegarvi il concetto di Divinità. Molti amano Krishna e ripongono in Lui molte aspettative e sentimenti d’amore. Quante sillabe ci sono nella parola Krishna? Ve ne sono due, (per tutte le lingue indiane, sanscrito e telugu compresi, NdT) kri-shna, ma le lettere sono cinque: ka, ru, a, sha, a. Che significa ka? “Ka” è il vero nome di Râma Devi, Dea della ricchezza. Ka sta dunque per Râma Devi. “Ruka” è Sîtâ Pati, Sîtâ. Ogni lettera ha un suo significato. “Sha” sta per shânti, pace. “A”, che sta per Adi shakti, indica l’energia primordiale. Nella parola “Krishna” sono racchiusi i cinque sensi e i cinque elementi.

Noi diciamo Karshatîti Krishnah: karsha significa “arare la terra”, ossia il cuore umano, che è il terreno coltivato da Dio stesso. Infatti è Dio stesso che vi pianta i semi dell’amore. Quando dunque diciamo Karshatîti Krishnah, s’intende significare che Krishna è Colui che ara il terreno del cuore, in modo che diventi morbido e adatto ai semi dell’amore. Krishna viene anche definito Kushutîti Krishnah, “Colui che compie lo sforzo”, e Âkârshatîti Krishnah, “Colui che attrae è Krishna”.

Tutto è divino

Dovunque si può intravedere il Divino, ogni cosa reca in sé la natura di Dio. Non esiste niente di più elevato del Divino. Tutto è Divino. Questo fazzoletto è Divino, questo fiore è Divino. Se non ci fosse il Divino in questa stoffa, nessuno mai la desidererebbe. Che cosa c’è al mondo che non sia Divino? Se questo fiore non fosse Divino, chi l’amerebbe? In tutto esiste la natura dell’amore. È per comprendere questa verità che ci dobbiamo impegnare.

Cuore e Dio sono la stessa cosa

Il cuore umano è pieno d’amore. Molti studenti mi scrivono “Ti amo”, scrivendo dopo la I di “io” la forma di un cuore (Swami traccia un cuore), a cui fanno seguire una “u” (che in inglese si pronuncia “iù”, per indicare “you”). Che significa quel simbolo del cuore? Dire “ti amo” con l’immagine del cuore, significa che il cuore è la sede dell’amore, l’unico posto dove può stare l’amore e che quest’amore è di Dio.

Hri-daya, il cuore, significa “ciò che si muove a compassione”. Il cuore è la forma di Dio, perché è sinonimo di amore. Se il cuore è amore, è anche la forma di Dio e, perciò, Dio solo ne è l’espressione.

È stato detto infatti nella Bhagavad Gîtâ: Îshvara sarva bhûtânâm hrid-deshe arjuna tishthati, “Il Signore, o Arjuna, risiede nella regione del cuore di tutti gli esseri” (XVIII, 61). E ancora: Îshâvâsyam idam jagat, “L’Universo è permeato, avviluppato da Dio”; Sarvam kalvidam brahma: “Tutto questo in verità è Brahman”. Tutto quanto si vede nel mondo è la natura di Dio: una natura che è solo amore.

Non tenetevi tutto l’amore per voi; espandete e condividete questo gran dono di Dio con tutti gli esseri umani. E non solo con gli uomini, bensì anche con mondo animale, con uccelli e belve selvatiche, con ogni singola creatura vivente, perché c’è solo dell’unità fra tutti. Dobbiamo considerare questo mondo come una sola grande famiglia unita. Non cediamo a nessun tipo di odio, collera od ostilità.

Espansione, non contrazione

Incarnazioni dell’amore, da qualunque parte si guardi il mondo d’oggi, si vedono conflitti e ostilità. Sapete per quale ragione avviene questo? Perché manca negli uomini un senso di apertura verso gli altri. Invece di esserci un amore che si espande, c’è un amore che si contrae. Invece di avere cuori di larghe vedute, abbiamo cuori gretti e chiusi. È sempre l’uomo che produce la propria rigidità mentale, mentre Dio vi ha dato un cuore grande. Le difficoltà a cui andate soggetti dipendono dal voler porre dei limiti a ciò che non ha limiti; voi volete limitare l’illimitato principio dello Spirito.

Significato del Gurupûrnimâ

Incarnazioni dell’amore, stiamo oggi celebrando la festività del Gurupûrnimâ. Chi è un guru? “Gu” sta a significare gunatîta, “senza attributi”; “ru”, da rûpa-varjita, significa “senza forma”: dunque, guru è “Colui che è senza attributi e senza forma”. Ma c’è anche un’altra interpretazione di questo termine: “gu” vuol dire “oscurità”, “ru” vuol dire “ciò che dissipa, disperde”: guru è allora “Colui che dissipa il buio (dell’ignoranza)”. Dio, che è davvero Colui che è privo di qualità e di forma, è il Guru per eccellenza.

Nella parola “Bhagavân”, la lettera “bha” significa “splendore”. Una normale lampadina elettrica illumina solo un’area determinata e limitata, ma Dio è la Luce che illumina la Creazione intera, facendo risplendere in tutti quella medesima Luce.

Non uccidere

Quindi, non portate odio a nessuno. Oggi nel mondo c’è tanta gente che non fa che odiare e uccidere. Che atroce crimine! Che grave peccato! È come uccidere Dio stesso; perciò, è un errore madornale, in quanto equivale a odiare o uccidere sé stessi, poiché sono azioni che torneranno a chi le ha compiute.

C’è gente diabolica che prova piacere nel procurar del male agli altri o nell’esprimere odio. La loro gioia nel far questo non è certo la vera gioia. Quello è il piacere che può far felice solo dei demoni. La vera felicità sta nel fare la gioia degli altri e non nel privarli, procurando loro ogni genere di sofferenza e dolore. La gioia del far felici gli altri è vera beatitudine. Oggi voi fate del male a qualcuno e dite “Io son fatto così; che ci posso fare?”. Non vi rendete conto che un giorno o l’altro ci sarà qualcuno che farà del male a voi. Che sarà di voi allora? Non si deve far mai del male a nessun innocente.

Violenza e omicidi sono oggi diventati all’ordine del giorno; è una specie di moda uccidere o far soffrire. Chi uccide crede di essere potente, ma perfino un insetto sa far questo. Non v’è grandezza nell’uccidere; semmai è grande chi lascia vivere, chi salva la vita.

Gli uomini ammazzano, ammazzano, ammazzano. Come sarà la loro vita? Un giorno anche chi uccide dovrà morire. Come sarà la sua morte? Tutto ciò che si è fatto torna sulla propria testa con la stessa intensità. Dunque, incarnazioni d’amore, reazione, risonanza e riflesso sono tre passaggi a cui non si può sfuggire!

Conseguenze ineluttabili

Potrete cantar vittoria per essere scampati al pericolo oggi, ma, se non oggi, sarà domani o dopo: non potrete sfuggire alle conseguenze delle vostre azioni. Fate dunque del bene e raccoglierete buoni risultati. Non perdetevi d’animo se i risultati non arrivano subito. Aspettate un po’, pazientate, di certo arriveranno. Se soffrite è certamente per qualche azione sbagliata compiuta in passato, poiché nessun uomo può evitarne le conseguenze.

Tuttavia, la preghiera può alleviare fino ad un certo punto il vostro dolore. Pregare è un modo di esprimere gratitudine a Dio. S’inneggia al Dio Sole come al “Distruttore degli ingrati”, per significare che il Signore sta lontano da coloro che non hanno il senso della gratitudine.

Pazienza

Venkata Râmana disse che la pazienza, la tolleranza (kshamâ) è una virtù importantissima. Nella tolleranza e nel perdono c’è verità, rettitudine, sapienza vedica, non violenza, ogni altra virtù. La tolleranza è felicità, paradiso, tutto. La tolleranza è una qualità presente in tutte le creature viventi.

Quando la pazienza si manifesta in un essere umano è nobilissima. Se qualcuno vi ha offeso o vi ha fatto del male, perdonatelo. Considerate tutto ciò che vi accade come voluto per il vostro bene. Se qualcuno vi critica, dite fra voi: “È per il mio bene. Va bene per me”. Le critiche che piovono su di voi, in realtà non vi colpiscono che nel corpo, mentre voi siete Spirito.

Anche Shankarâchârya nella sua ricerca si era posto la domanda: “È il corpo che vien criticato o l’Âtma?” Tutta la sua filosofia del non dualismo fu il risultato di un’incessante ricerca. “Mi ha criticato il corpo? Sto solo criticando un corpo? Che sarà mai questo terribile corpo?”

Che cos’è questo corpo effimero?
È fatto solo di urina, feci,
odori sgradevoli, carne e sangue.
Il corpo non produce mai il profumo dei fiori.

Pensate dunque: si critica o si viene criticati per un corpo siffatto. Che se poi s’intendesse criticare lo Spirito, essendo questo il medesimo in tutti, non si farebbe altro che criticare sé stessi. Da qui nasce il bisogno di essere tolleranti, l’inclinazione al perdono. Tali sentimenti allargano il cuore e la mente.

Lo strumento “corpo”

Incarnazioni dell’amore, oggi è il Gurupûrnimâ. Guru, come abbiam detto, significa che bisogna allontanare l’ignoranza. Che genere d’ignoranza? Quella che vi fa pensare di essere un corpo.

Il corpo è solo uno strumento, il mio strumento; è un arnese destinato al compimento di azioni e, quindi, non merita di essere considerato come vero, reale. È per compiere il mio lavoro nel mondo che Dio mi ha dotato di un corpo; dunque, il corpo non è che un dono di Dio. Questo è il modo in cui dovete pensare.

“Il corpo è un tempio e l’anima che vi dimora dentro è l’eterno Dio”, affermano le Scritture. Se il corpo è il tempio, la persona è Dio; chi altro vorreste?

Quindi, guardando un corpo, pensate “Ecco un tempio di Dio”, e poi fategli namaskar, anche se quel corpo fosse di un nemico! Fategli lo stesso namaskar. “Chiunque saluti, quel saluto è diretto a Dio”. È un saluto a Dio. (applausi) “Chiunque disprezzi, è Dio che disprezzi”. Anche il dileggio Lo raggiunge. Orbene, bangaru, miei cari, abbiate questi sentimenti d’unità.

“Bangaru”

Di tanto in tanto Io vi chiamo “bangaru”, tesori. Sapete che cosa significa? Significa che voi possedete il Grembo d’oro, l’Hiranyagarbha. “Hiranya garbhaya namah” dice un mantra vedico. Il vostro cuore è hiranya, cioè “oro”, l’oro che non muta aspetto pur dando origine a molti gioielli. Li potete rifondere e l’oro rimane sempre identico a se stesso. L’oro cambia forma, ma non sostanza: è simbolo del Senza-forma. Così voi, siete oro, con varie forme differenti, ma sostanzialmente siete dei senza-forma.

Analizzate a fondo questo concetto. Se avete dell’oro per un valore di 500 rupie e lo mescolate con del rame, il suo valore scenderà a 300 rupie. Se poi ci aggiungete dell’ottone, il valore diminuirà ulteriormente e andrà a 200 rupie. Sapete perché? Dipende dall’amalgama: quell’oro è stato mescolato con metalli di minor valore, come il rame e l’ottone. Quella mescolanza ha abbassato il valore complessivo dell’oro.

Allo stesso modo, quando l’uomo nasce, è come oro puro, assai prezioso. Col crescere, però, egli incomincia ad aggiungere il rame dei desideri e ad esaltare l’ottone dell’ego, abbassando notevolmente il proprio valore. Quanto più si associa a cose di scarso valore, tanto più l’uomo perde il suo valore originario.

Non permettete che nella vostra vita entrino cose dozzinali.

“Fuggite le cattive compagnie e frequentate quelle buone; dedicatevi giorno e notte al compimento di azioni rette. Discernete fra l’eterno e l’effimero”. Così esortano le Scritture.

Dite, vedete e ascoltate il buono

Incarnazioni dell’amore, è scritto Jantûnâm nârâjanma durlabham: “Nascere come essere umano è l’occasione più rara fra tutti gli esseri viventi”. All’uomo Dio ha dato una bocca, non perché dica tutto ciò che vuole. Non parlate a caso, non fate soffrire il cuore di alcuno, poiché, se oggi avete procurato del dolore, domani quello stesso dolore tornerà a voi.

Il vostro sguardo non sia mai malizioso. Sapete tutti ciò che accadde a Kîchaka, quando cercò di sedurre Draupadî guardandola con occhio perverso. Sapete come Bhîma lo affrontò e gli fece a pezzi il cranio. Vedete dunque quanto deleterio sia l’uso sconsiderato della vista. Tenete sotto controllo i vostri sguardi.

Fu questa la ragione per cui Buddha insistette nella sua predicazione sulla “Samyag drishti”, la retta visione. È la prima cosa di cui bisogna prendersi cura: cambiare il modo di vedere le cose. Buddha divenne tale, ossia l’Illuminato, solo dopo aver operato in sé questa trasformazione.

Voi dite: “Che ci stanno a fare gli occhi?”; ma questo non vi dovrebbe autorizzare a guardar tutto. Qualunque cosa vediate, pensate che è una forma di Dio; qualunque cosa udiate, ascoltatela come se riguardasse Dio; qualunque cosa venga detta, sia detta pensando a Dio. Questo solo è il modo per raggiungere il Divino.

Vedete solo il bene: di questo soprattutto avete bisogno voi. Udite il bene, parlate del bene. Vedere, udire e parlar bene: quando avete queste tre cose, potete ottenere qualsiasi altra cosa.

“Io non conosco odio”

Incarnazioni dell’amore, questo Mio corpo sta raggiungendo il suo 75° compleanno. In tutti questi anni sono sempre rimasto colmo di beatitudine (applausi). Sapete perché? Io vedo unità in tutto. Fate lo stesso anche voi e sperimenterete la medesima beatitudine.

Io non odio mai nessuno. Non ho neppure nemici. Nulla temo. La paura si accompagna al dubbio; ed Io non conosco assolutamente la paura. Perché? Perché tutto è una Mia espressione, Mia forma. In tutti c’è un unico Spirito; dunque, non conosco odio per nessuno. E se nella Mia vita non esiste l’odio, chi Mi odierà? Nessuno può odiarMi.

Quando per strada un bimbo in braccio a sua madre vi sorride, voi di certo non vi arrabbiate, ma gli rispondete con un sorriso, vero? Così pure, quando dispenso il Mio sorriso di beatitudine, coloro che Mi vedono sorridono (applausi).

Cuori di santità

Abbiate in voi sempre dei buoni sentimenti; i vostri pensieri siano puri e senza macchia. Il vostro sia un sacro cuore. Così sarete circondati da avvenimenti santi. Fino ad oggi non Mi è mai accaduto niente di male. Tutto bene, bene, bene. Infatti, a chi è buono non possono che accadere cose buone. Abbiate sempre in voi dei sacri sentimenti, mantenendo viva e costante la fede che tutto quanto è sotto i vostri occhi esprime divinità. A volte potreste essere sottoposti a prove, forse sarete ingiustamente incolpati o accusati; non perdetevi d’animo, non dimenticatevi mai di Dio e mantenete salda la vostra fede in Lui. Quella fede sarà foriera di ogni bene, tutto si risolverà per il meglio. La fede è come il respiro vitale.

Alimentazione scelta

Sebbene ognuno di voi sia un’incarnazione dell’amore, a causa di un certo tipo di cibo e di svaghi, possono sorprendervi l’ira, le afflizioni, l’invidia, la gelosia, le vanità e l’ambizione. Questi sentimenti negativi sorgono a causa del cibo. Com’è il cibo, così è la testa, e com’è la testa, così è Dio. Quindi, cibo, testa e Dio sono sullo stesso piano.

La prima cosa da fare allora è prendersi cura dell’alimentazione. Per mangiar bene non serve spendere molto! Per cibo buono s’intende cibo sattvico, puro, il cibo che nutre veramente, perché divino. Se assumiamo cibo divino, avremo sentimenti divini, parleremo in modo divino.

A volte sembra che Io mi arrabbi, ma in Me non c’è assolutamente rabbia; faccio finta di esserlo per correggervi (applausi). L’unica parola dura che uso è “dunnapotha”, che significa “bufalo”. In realtà, quando non seguite il sentiero della retta azione, voi siete dei bufali. Le Mie lavate di capo sono di questo tipo: “Bufali!” Tutto qui. Non è bello? Vi dico che siete tutti dei bufali, perché non vi comportate bene. Ma poi vi mettete sulla buona strada e diventate dei buoni seguaci. Ecco dunque: tutto il mio rimprovero si riduce a un “Siete dei bufali!” (risate dell’assemblea)

Perché vi paragono a dei bufali? Perché, come i bufali, non fate le cose giuste. Per esempio, quando piove a dirotto, il bufalo non se ne cura. Mentre le mucche e i vitelli corrono qua e là per proteggersi dall’acqua, il bufalo rimane dov’è, incurante dell’acquazzone. Non siate anche voi come bufali, ignavi e incuranti; datevi da fare per trasformarvi, senza badare alle critiche o alle accuse. Si diventa veri uomini quando ci si trasforma interiormente. La vita umana è altamente sacra per questo. Non gettate al macero la vostra umanità.

Non pronunciate mai una parola che faccia del male a qualcuno. Io amo tutti, poiché sono fatto di amore: l’amore è la Mia autentica forma e la Mia forza. L’amore è una vera potenza, poiché è l’espressione del Divino. Espandete e condividete l’amore con tutti. Poiché Io vi partecipo il Mio amore, voi tutti siete parti di Me. Fate lo stesso anche voi con tutti gli altri. Non importa quale nome invocate, non importa la forma che contemplate: Dio è unico ed uno solo.

Seguite il sacro sentiero e il mondo godrà prosperità e pace.

Incarnazioni dell’amore, la giornata di oggi ci indica che dobbiamo dissipare le tenebre dell’ignoranza e far sì che splenda la luce della saggezza, nella quale si trova immerso l’amore. Ecco il principale messaggio che Swami vi trasmette oggi: Prema, prema, prema! Amore, solo amore. Non c’è nient’altro oltre l’amore. Se non avete amore, non vi piacerà nemmeno l’oro. Perciò, non aspettatevi niente se vi manca l’amore. È l’amore che aspetta. Dio è amore. Che accade al diamante. Diventa alla fine un “die-mind”, un’annichilazione della mente.

L’amore è la cosa principale per tutto. L’amore guarisce le malattie, e voi, in effetti, soffrite quando non avete amore. L’amore investe ogni cosa. L’amore divino vi guarisce, elimina il male che c’è in voi. Sviluppate quell’amore divino; non odiate alcuno; amate tutti. Questo è il principale insegnamento che Swami vuol darvi oggi: il principio dell’amore.

Non amate solo il vostro corpo; per amore abbiamo voluto intendere il cuore. Quando c’è il cuore, anche il corpo vi seguirà. Amate dunque il principio divino che è nel vostro cuore. I pensieri, i sensi interni, l’intelletto sono materia e voi ne siete i padroni. Padroneggiate la mente; siate i signori della mente, mai suoi schiavi. Approfondite ogni giorno sempre più la vostra divinità. Pronunciate pure qualsiasi nome, contemplate pure qualsiasi forma: tanto Dio è sempre uno.

(Swami conclude con il canto: “Prema mudhita”)

Prashânti Nilayam, 16 Luglio 2000

Gurupûrnimâ

Versione integrale.

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