20050903 - 03 Settembre
Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
Congresso Medico Internazionale Sai 3-4 settembre 2005
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba ha spesso affermato che il progresso spirituale non è possibile fintantoché non si possieda un corpo e una mente sani. Perciò, la salute è uno dei maggiori campi d'azione per i progetti di servizio intrapresi da Bhagavân, come parte della Sua Missione divina. Celebrando l'ottantesimo anno dell'Avvento di Baba, l'Organizzazione Shrî Sathya Sai Sevâ ha indetto, per il 3 e 4 settembre 2005 a Prashânti Nilayam, un Congresso Medico Internazionale Sai. Più di 900 medici, chirurghi, professori ed eminenti personalità appartenenti a varie branche della medicina e della salute, provenienti da tutto il mondo, si sono riuniti ai divini Piedi di loto per assorbire i divini Insegnamenti e per comprendere il proprio ruolo nella Divina Missione.
La mattina del 3, Bhagavân ha inaugurato una mostra sul tema “Missione Mondiale Sai sulla Salute”, quale evidenza del servizio medico intrapreso in tutto il mondo dall'Organizzazione di Servizio Shrî Sathya Sai.
Alle 8,30, Baba ha concesso il darshan alle migliaia di persone radunate nel Sai Kulwant hall e ha ufficialmente inaugurato il Congresso accendendo una lampada.
Il dottor Michael Goldstein, Presidente del Prashânti Council, ha dato il benvenuto ai delegati e ha detto alcune parole d'introduzione, sottolineando lo scopo del Congresso. È stato seguito dal dottor A.N. Safaya, Direttore dell'Istituto Shrî Sathya Sai di Scienze Mediche Superiori a Prashânti Grâm e Whitefield. Egli è un'eminente figura nel campo medico indiano, avendo ricoperto per diciannove anni l'incarico di Supervisore Medico per l'Istituto Panindiano di Scienze Mediche, prima di essere Direttore degli Ospedali di Alta Specializzazione di Bhagavân Baba. Il dottor Safaya ha scelto di parlare sul tema “L'Esemplare Sanità Sai”. Egli ha preso in considerazione gli Ospedali di Alta Specializzazione e gli Ospedali Generali, aperti da Swami a Prashânti Nilayam e Whitefield, Bangalore, quali autentici esempi di come tradurre realmente in pratica la cura della salute secondo la visione di Baba. Ha detto che il fondamento della Missione sanitaria di Bhagavân è l'Amore Divino, che è dato egualmente a ognuno senza alcuna distinzione di religione, di nazionalità o stato economico. Questa filosofia di cura della salute poggia su quattro pilastri:
Globalizzazione della medicina – La cura della salute dovrebbe essere a disposizione di tutti.
Decommercializzazione della medicina – Prestazioni mediche di qualità fornite in modo assolutamente gratuito.
Valori Umani in medicina – L'assistenza medica dovrebbe esser prestata con amore.
Spiritualizzazione della medicina – Quest'ultima dovrebbe provvedere alle necessità non solo del corpo, ma anche della mente e dello spirito dei pazienti.
Applicando questi canoni, i medici possono comprendere che l'interazione fra paziente e medico ha una dimensione spirituale. Essi imparano a trattare i pazienti come esseri umani piuttosto che come un complesso di malattie. È in tal modo che i vecchi ideali indiani di ârogyam , l'assenza di malattia, possono essere raggiunti.
Il dottor Safaya ha concluso dicendo che, fondando questi ospedali, Baba ha offerto alla comunità medica un modello di efficienza, che può essere replicato ovunque, e può aiutare a concretizzare la visione della sanità per tutti.
Il dottor Alan H. Gradman, Primario Cardiologo all'ospedale della Pennsylvania occidentale, a Pittsburgh, è stato il nuovo oratore.
Egli ha iniziato parlando sommariamente dell'enorme sviluppo che si è verificato nelle ultime decadi, in campo tecnologico e tecnico, per quanto riguarda il trattamento delle malattie cardiovascolari, affermando che, tuttavia, in concomitanza con questo positivo sviluppo, è sorta una tendenza negativa: l'intrusione di interessi economici personali nella cura della salute. Ha poi aggiunto che l'attuale modello economico di assistenza sanitaria, che viene seguito nei Paesi sviluppati, è gravemente difettoso poiché destina le risorse mediche in base alle possibilità di pagamento, piuttosto che secondo le necessità del paziente. Ciò sfocia in una penosa situazione in cui molta gente viene lasciata senza adeguata assistenza medica. Baba – egli ha poi proseguito – ha offerto rimedio a questa crisi, mostrando al mondo, con la costruzione di ospedali che offrono a tutti assistenza medica, che cosa si possa attuare in campo sanitario, per di più in modo completamente gratuito. Gli ospedali sono anche una testimonianza di quali cose strabilianti si possono ottenere con l'abnegazione e l'impegno. Il dottor Gradman ha concluso affermando che la lezione più importante, appresa osservando il lavoro degli ospedali di Bhagavân, è che la definizione di servizio non è ristretta all'impegno in qualche opera assistenziale nel tempo libero. Anche compiere diligentemente e con impegno il proprio dovere è una forma di servizio.
Sai Baba, rispondendo alle preghiere dei delegati e delle migliaia di persone radunate nel Sai Kulwant hall, li ha gratificati con il Suo Messaggio divino.
Dopo la sessione inaugurale nel Sai Kulwant hall, i delegati, per la sessione di chiusura, sono passati nell'Istituto Auditorium dove molti eminenti medici, provenienti da diverse parti del pianeta, hanno presentato i loro scritti sul tema del Congresso. Dopo i dibattiti, che hanno avuto luogo nel corso di due giornate, i delegati, nel pomeriggio del 4, si sono nuovamente riuniti alla Presenza di Baba, per la sessione di commiato del Congresso.
Il dottor Goldstein ha presentato gli oratori di tale sessione. Il dottor Michael Rakoff, un consulente di Amministrazione Ospedaliera in molti ospedali degli Stati Uniti d'America, che ha parlato per primo, ha ricordato il consiglio datogli da Swami quando egli Gli chiese come avrebbe dovuto insegnare i valori umani ed etici ai suoi studenti. Bhagavân gli disse che, il solo modo di insegnare i valori di Verità, Amore e Compassione, è di metterli in pratica nella propria vita. Tale comportamento genererà, negli studenti, il processo di assorbimento di tali valori. Il dottor Rakoff ha condiviso con i presenti tre importantissime lezioni apprese da Bhagavân:
Non si deve cercare di cambiare il mondo. Tutto ciò che occorre fare è cambiare se stessi.
Nutrire Amore e Compassione verso tutti gli esseri.
Unità di pensiero, parola e azione.
Il dottor Venkatraman Sadanand, membro di Chirurgia Pediatrica al Children's Memorial Hospital di Chicago e professore aggiunto in Teoria del Gioco all'università di Guelph, nell'Ontario, è stato l'oratore successivo.
Egli ha detto che, per i medici, la necessità del momento è di considerare i pazienti come Dio, sacrificando il proprio interesse personale per il bene del paziente. I medici devono, a tutti gli effetti, fungere da canali dell'Amore di Dio, facendolo fluire verso i propri pazienti.
Dopo gli interventi del dottor Rakoff e del dottor Sadanand, il dottor Safaya e il dottor Goldstein hanno effettuato le loro considerazioni conclusive sui lavori del Congresso. In seguito, Baba ha graziosamente regalato degli oggetti ricordo ai medici che hanno fatto le esposizioni ai delegati durante i due giorni del Congresso e anche agli organizzatori principali dello stesso. Alcuni medici hanno parlato per conto dei delegati esprimendo la loro gratitudine a Bhagavân Baba, invocando le Sue benedizioni e la Sua guida.
I lavori sono terminati con l' ârati offerto a Baba.
“Il fulgente Signore che risplende in ogni atomo
e pervade l'intero universo vi proteggerà sempre;
Egli è il Signore onnipotente di Parthi che vi concederà bhakti (la devozione)
e certamente vi aiuterà in tutti i vostri tentativi.
Che altro si può comunicare a questa assemblea di anime nobili?”
Educare è unità di pensiero, parola e azione
Incarnazioni dell'Amordell'Amore!
L'uomo pensa di essere capace di condurre una vita comoda con l'aiuto della ricchezza, del cibo, degli abiti, delle case e di quant'altro ha acquisito. Questo non è vero: l'effettiva sopravvivenza di un essere umano dipende dalla grazia di Dio. Ci sono molte persone danarose in questo mondo; vivono tutte in modo piacevole? Che nessuno possa ottenere qualcosa in questo mondo senza la grazia di Dio è un dato di fatto, per cui, prima di tutto, l'uomo deve contemplare Dio. Si possono leggere moltissimi libri, acquisire svariati titoli accademici e visitare molti paesi, ma questo non può aiutare un essere umano a condurre una vita piacevole. La gente pensa di aver acquisito elevate qualificazioni accademiche, ma queste procurano solo una conoscenza libresca. Oggi constatiamo che ognuno è impegnato ad acquisire conoscenza dai libri, ma si dimentica che la gente in passato conduceva una vita più felice e migliore senza la conoscenza teorica. Le persone pensano che ottenere una educazione accademica e acquisire conoscenza dai libri sia vera educazione. No, quella non è vera educazione; l'educazione priva di educare non è vera educazione. Che cos'è educare? Educare è ciò che rivela la Divinità latente in un essere umano. La Divinità è anche conosciuta come Consapevolezza. È solo grazie alla Consapevolezza presente in lui che ogni individuo è in grado di conoscere la natura del mondo circostante. Sfortunatamente, però, nessuno è capace di riconoscere questa Consapevolezza onnipervadente. In realtà è solo questa a proteggere ogni essere umano; nonostante la propria educazione e istruzione, non si è capaci di comprendere questa verità. L'erudizione è negativa e artificiale, mentre educare è positivo. La gente va all'estero ad acquisire tale educazione artificiale; a che serve acquisire un tale tipo di educazione? Ognuno dovrebbe invece sforzarsi di acquisire educare. Non occorre andare nei paesi stranieri per questo: educare sgorga dall'interno e protegge la persona costantemente. Educare è l'unità di pensiero, parola a e azione.
La vera Provenienza
Chi ha compreso la sua vera natura è una persona veramente educata. Possiamo chiedere: “Chi sei?” “Chi è lui?” ecc., ma possiamo ignorare chi siamo. Possiamo aver acquisito una conoscenza enciclopedica su tutto ciò che c'è al mondo, ma a che serve se non si indaga dentro se stessi chiedendosi: “Chi sono io?” Vera educazione significa cercare dentro se stessi la propria vera natura. Potete chiedere a qualcuno: “Signore! Da dove venite?” e quella persona risponde: “Vengo dall'India.” Proprio questa risposta, che quel tale viene dall'India, ha una connotazione negativa. Bisogna considerare il vero Io; quell'Io è la vera Provenienza. Senza comprendere questa origine, se si dichiara semplicemente di venire da questo o da quell'altro posto, non si dà la risposta corretta. La risposta che egli viene dall'India si riferisce al corpo; il corpo è venuto dall'India, ma la Consapevolezza è onnipervadente. Quando qualcuno domanda: “Chi sei?” la risposta corretta dovrebbe essere: “Io sono Io.” Se qualcuno risponde che viene dall'America o dall'India, questo comporta un significato negativo. Noi spesso affermiamo che questo è il nostro corpo, la nostra mente, il nostro intelletto ecc.; queste affermazioni sono artificiali, non vere. Oggi si effettua moltissima ricerca sulla natura della mente, ma questa non è mai stabile; la mente è come una scimmia pazza e il corpo è come una bolla nell'acqua. Voi non siete questa scimmia pazza né questa bolla nell'acqua. Il nome dato alla razza umana è “mankind” (termine composto da “man”, uomo e “kind”, genere; la parola “kind”, come aggettivo, ha anche il significato di “gentile” – N.d.T.). Oggi, però, tale “kindness” (gentilezza) non c'è più e il genere umano ha acquisito una mente di scimmia. Oggigiorno non si trova neanche uno iota di gentilezza e compassione negli esseri umani.
Errori … di valutazione
Educare significa realizzare la propria innata Divinità . Molti definiscono, l'innata Divinità dell'uomo, Âtma; se quindi non si comprende la natura dell' Âtma non si può capire la natura del corpo. Educare consiste nella comprensione della natura dell' Âtma. Quando qualcuno vi chiede quale sia il significato della parola “se stesso”, voi rispondete “io”, ma questo non è il significato corretto di “se stesso”. Non è corretto identificare “io” con “se stesso”, cioè il corpo; “io” identifica “aham” (l'anima individualizzata). Finché si identifica l'io con il se stesso-corpo non si può comprenderne il vero significato. È solo quando ci spogliamo dell'attaccamento al se stesso-corpo e sviluppiamo il senso di equanimità che possiamo comprendere la natura dell' Âtma. Questo Âtma Tattva (il Principio Atmico) è ugualmente presente in ogni essere; questo è il Principio Fondamentale ed è solo grazie a esso che ogni essere vivente acquisisce valore. L'individuo deve riconoscere questo Principio Fondamentale: solo allora meriterà di esser chiamato essere umano. In questo mondo uccelli e bestie vivono assieme agli esseri umani e questi possono differenziarsi dagli animali solo quando l'uomo comprende l'Io Fondamentale, cioè l' Âtma Tattva. Fin dai tempi antichi, la gente dell'India si è impegnata nel realizzare questo “Io” Fondamentale che è presente in tutti gli esseri.
In quest'era, le persone devono affrontare numerose difficoltà e preoccupazioni dato che la loro consapevolezza è limitata alle relazioni corporee; tale consapevolezza corporea è artificiale, non mostra il loro vero Sé. Bisogna sforzarsi di realizzare l'Io Fondamentale. Il corpo umano è effimero ed è destinato a morire un giorno o l'altro. Quando si parla di “io” non si dovrebbe limitarlo all'effimero corpo fisico, ma all'Io Fondamentale.
Il corpo e il suo Abitante
Il corpo è fatto dei cinque elementi ed è destinato a svanire presto o tardi,
ma Colui che vi abita non ha né nascita né morte.
L’Abitante interiore non ha alcun attaccamento ed è l’Eterno Testimone.
Deha (il corpo umano), con cui noi ci identifichiamo dicendo “io”, è soggetto a continue nascite e morti, ma il Dehî (l'Abitante del corpo) è l'Eterno Devadeva (il Paramâtma , Dio). Mentre l'abito deha (il corpo) nasce e muore, Dehî è oltre la nascita e la morte ed è onnipresente.
La Consapevolezza non ha nascita né morte, non ha inizio né fine.
Essa è presente in tutti gli esseri come Eterno Testimone.
Vi può esser capitato di vedere di fronte a casa vostra un mendicante che chiede l'elemosina con la preghiera Bhavati bhikshâmdehî (fate la carità). Rivolgendosi a voi in questo modo, egli vi ricorda la vostra vera natura di Divinità. Il termine “Dehî” si riferisce alla Divinità ed egli chiede l'elemosina a Dio Stesso. Quindi la vera educazione sta nel realizzare Dehî e non nella lettura di una quantità di libri che vi dà soltanto una conoscenza teorica. Perché correte dietro a questi libri? Questa conoscenza che ne deriva vi permetterà semplicemente di sbarcare il lunario, ma dietro a tutto questo c'è qualcos'altro che tutti dovete cercare.
Possiamo definire “educati” tutti coloro che sanno leggere e scrivere?
Si può dire qualcuno “educato” semplicemente perché ha ottenuto un diploma?
Potete chiamare “educazione” ciò che non vi insegna le virtù?
Se l'educazione serve solo a sopravvivere,
non vediamo che uccelli e bestie vivono ugualmente?
Si può acquisire grande ricchezza e diventare milionari con l'aiuto della conoscenza libresca e di elevati titoli accademici, ma poi la gente darà valore a un realizzato e non a chi ha accumulato enormi ricchezze. Finché il corpo è presente, ci si riferirà a una persona come “il tale, uno molto ricco, un re ecc.”
La persona più felice
Al presente, l'uomo è esposto all'inquietudine e alla mancanza di pace; quale potrebbe esser la ragione di questo stato di cose? Neanche un solo individuo vive tranquillamente; il mondo intero è in subbuglio. È vero che l'educazione profana è necessaria per il proprio sostentamento in questo mondo, ma si deve andare oltre questo livello ed esplorare il regno della Consapevolezza Universale che dirige e motiva ogni essere vivente. Questa Consapevolezza è presente in egual modo in ogni essere umano, dal mendicante al milionario. L'Io Fondamentale è presente in te, in lui e in ogni individuo. Ecco un piccolo esempio: supponiamo che voi chiediate a qualcuno: “Chi è il dottore?” Egli si alzerà immediatamente dicendo: “Io sono il dottore.” In questo esempio il dottore, dicendo così, identifica se stesso con la sua professione, ma dimentica l'Io Fondamentale presente in lui. Quando viene posta la domanda: “Dov'è Dio?” la risposta naturale dovrebbe essere: “Egli è presente in tutti.”
La stessa verità è custodita nell'aforisma “Îshvarah sarva bhûtânâm” (Dio è l'Abitante interiore di tutti gli esseri) e anche “Îshâvâsyam idam sarvam” (l'intero universo è permeato di Dio). Ci sono differenti tipi di dolci come il mysore pak, il gulab jamûn, il laddu, il khova ecc.; i nomi sono differenti, ma l'ingrediente fondamentale (lo zucchero) è lo stesso in tutti. Similmente, colui che comprende la verità secondo cui lo stesso Âtma Tattva è presente in ogni essere umano e, oltre a ciò, in ogni essere vivente, è la persona più felice. Numerose persone devono oggi raggiungere tale livello di consapevolezza. Nei tempi antichi, le persone si sforzavano di raggiungere questo stato e quindi venivano appropriatamente definite yogî. Esse compresero la verità in base a cui ogni essere umano è, a tutti gli effetti, un'entità trina: quello che pensa di essere, quello che gli altri pensano che sia e quello che veramente è. Tutti e tre gli aspetti sono presenti nell'individuo senza che ogni aspetto appartenga a una entità separata; questo principio è immutabile ed eterno.
Trascendere le relazioni fisiche
Noi incontriamo spesso persone che dichiarano che i loro figli hanno impieghi ben remunerati in America. In effetti, chi è vostro figlio? Voi dite che il tale è vostro figlio pensando alla relazione fisica con qualcuno che ha un nome e una forma, ma, privati del nome e della forma, chi è il figlio e chi è il padre? Tutti questi nomi e forme vengono acquisiti solo dopo che si è nati.
Quando un uomo emerge dal grembo di sua madre
non ha una ghirlanda intorno al collo,
non ci sono gioielli di perle né scintillanti ornamenti d'oro
o catene incastonate di pietre preziose come smeraldi e diamanti.
Però intorno al suo collo qualcosa c'è:
Brahma unisce le conseguenze delle sue azioni passate in una pesante catena
e gliela pone al collo al momento della nascita.
Fintantoché c'è una relazione fisica tra voi e lui, lo chiamate “figlio”. Se il corpo perisce, chi definite vostro figlio? Tutte queste relazioni sono fisiche e appartenenti al mondo; voi considerate qualcuno come vostro parente, come amico o nemico, per tutto il tempo in cui la relazione fisica esiste. Quindi, non date mai importanza eccessiva a queste relazioni fisiche; è solo quando vi innalzate al di sopra di esse che realizzate l' Antaryâmin (il Motivatore interiore). Potete chiedere a uno qualunque dei nostri ragazzi: “Dov'è Dio?” ed egli risponderà con spontaneità: “Dovunque. In effetti, tu sei Dio.” Questa relazione con Dio è oltre il livello fisico del corpo.
L’Eroe … non considerato
Nella vita, noi ci basiamo sempre sulle relazioni fisiche, ma queste non sono permanenti: esistono oggi, ma possono cessare di esistere domani. Fin quando c'è vita nel corpo, voi dite: “Io sono.” Una volta che il corpo è morto, come fate a chiamare voi stessi “Io”? Se esaminate a fondo la materia, ogni cosa di questo mondo oggettivo si riduce a zero; tutto ciò che vediamo in questo mondo è zero. Disgraziatamente, oggi noi consideriamo lo zero come un eroe (gioco di parole con i due termini inglesi “zero” e “hero”, la cui pronuncia è “ziro” e “hiro” – N.d.T.). Esiste, tuttavia, un Principio Fondamentale “Io” che è eterno; questo Principio Fondamentale è l'Eroe, presente in ogni individuo, ma non considerato. Esso è il Motivatore interiore. Noi spesso ci riferiamo al nostro corpo umano, fatto di carne e sangue, come “io”, ma il corpo fisico non è eterno: è come una nuvola passeggera che va e viene. Considerando tale corpo caduco come l'eterno “Io”, noi ci sforziamo spesso di tenerlo nelle comodità. Questo non è il rapporto corretto. Il corpo va usato per lo scopo per il quale ci è stato dato; l'uomo è nato per realizzare la Verità Eterna. Ecco un piccolo esempio: avete celebrato il matrimonio di vostro figlio e accolto in casa una ragazza che definite vostra nuora. Prima del matrimonio con vostro figlio, chi era questa nuora? Quando lasciate questo mondo, la relazione termina. Tali relazioni sono come nuvole passeggere, ma, disgraziatamente, oggi noi trascorriamo la nostra vita ritenendo tali nuvole passeggere come le nostre vere relazioni. Questa non è la cosa giusta da fare. Ogni individuo dovrebbe desistere dal vivere sulla base del dehâbhimâna (l'attaccamento al corpo). Anche le persone colte provano attaccamento al corpo; esse si sforzano costantemente di mantenere il corpo fisico fornendogli delle comodità e solo a causa di questo attaccamento sono esposte al dolore e alle difficoltà. Quindi, liberatevi dell'attaccamento al corpo e coltivate l'attaccamento alla Verità Eterna. La gente desidera ardentemente il darshan di Râma, di Krishna e di altre Deità che sono i nomi dati ai corpi fisici indossati dalla Divinità in epoche differenti. Finché siete attaccati al corpo fisico non potete realizzare l' Âtma Tattva. In effetti, l' Âtma non ha alcun attaccamento. L'Âtma è presente in voi, in Me, in ogni individuo e in ogni essere vivente, come afferma l'aforisma “Ekâtma bhâva bhûtântarâtma” (lo stesso Âtma risiede in tutti gli esseri). La comprensione di questo Âtma onnipervadente è considerata vera spiritualità e non l'esecuzione di rituali come l'adorazione, i voti religiosi e i bhajan. Quando qualcuno chiese a Sîtâ: “Dov'è il tuo Râma?” ella rispose: “Il Signore Râma è sempre con me.” In genere, la gente si riferisce al corpo fisico del Signore Râma, figlio del re Dasharatha, ma, in realtà, il vero Râma non è riconducibile ad alcun individuo, né al figlio di qualche re né al genero di qualche altro: Egli è immanente in ogni essere vivente. Pensando alla relazione corporea, le persone spesso chiedono: “Da dove proviene tuo zio?” “Di dov'è tua zia?” ecc. Supponiamo che chiediate alla stessa persona: “Da dove vieni?” quella non può dare una risposta corretta: la verità è che tutti provengono dalla stessa Sorgente. Quando si comprende questa verità, non c'è più alcuna preoccupazione o dolore. Tale verità universale, quindi, deve essere compresa. Se voi non sviluppate fede nell'unità, ma seguite la diversità, tutta la vostra vita sarà un caos. Non abbiate attaccamento al mondo; coltivate invece l'attaccamento spirituale. Vivendo in armonia con i vostri fratelli otterrete la felicità e godrete dell'Unità tra tutti gli esseri umani; il vero devoto è colui che ha realizzato questa Unità. L'Unità porta alla Purezza che, a sua volta, conduce alla Divinità. Chi non ha sperimentato tali Unità, Purezza e Divinità confina se stesso all'attaccamento al corpo e rimarrà intrappolato nel ciclo delle nascite e delle morti.
Voi siete tutti al corrente della distruzione causata dal maremoto (tsunami) che ha investito i villaggi della costa orientale dell'India alcuni mesi fa. Più recentemente, in America, un devastante uragano ha sommerso alcune città e villaggi. L'intera regione appariva come una vasta distesa d'acqua e nessuno sapeva chi fosse sopravvissuto o annegato. Solo dopo che le acque si sono ritirate è stato possibile fare una stima dell'entità del danno causato alla vita e alle proprietà.
La vera sâdhanâ
Incarnazione dell'Amore!
Evitate l'attaccamento al corpo e realizzate l'unità nella Divinità presente ovunque; questa è la vera sâdhanâ. Oggi le persone seguono una sâdhanâ per ottenere qualcosa pensando sempre a qualcos'altro; la conseguenza è che sono incapaci di raggiungere lo scopo. La colpa di questo risiede nell'attenzione duale di questi individui e non nel mondo oggettivo. Assicuratevi che la vostra sâdhanâ proceda sulla strada giusta; solo allora potrete realizzare l'unità nella diversità. Numerose persone vivono una vita lunga, alcune persino fino a 100 anni, ma sono incapaci di realizzare questa unità vedendo invece dovunque la dualità. Questo non può esser definito vera sâdhanâ. Solo colui che ha realizzato il Brahman non duale (Advaita) può esser considerato vero mânava (un essere umano); cercate quindi di realizzare l'unità nella diversità e sperimentate la beatitudine rimuovendo il sentimento della dualità. In effetti l'unità è la Divinità e questa Divinità è immanente in voi. Finché rimarrete sotto l'influenza della dualità non potrete realizzare tale unità. Realizzate l'unità, sperimentate l'unità e diffondete l'unità in tutto il mondo; solo l'unità porta alla purezza e la purezza sviluppa l'amore. Soltanto se sviluppate tale puro amore sarete capaci di comprendere qualsiasi cosa del regno spirituale. Approfitterò di qualche altra opportunità per spiegare con maggiori dettagli il concetto di Amore puro. Com'è possibile che vi impantaniate negli attaccamenti materiali e, ciononostante, aspiriate alla Divinità? Tenetevi dunque lontani da tutti gli attaccamenti e raggiungete l'unità.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Prema mudita manase kaho…”).
Prashânti Nilayam, 3 Settembre 2005
Congresso Medico Internazionale Sai
(Tratto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello
Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam)