19890306 - 06 marzo
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
L'Uno, che è assolutamente privo di forma, è il Senza-Forma.
Come è possibile darNe una descrizione?
Nessuno lo può fare.
Che gioielli può indossare chi non possiede né mani né piedi?
Se qualcuno volesse descrivere quel fenomeno, attribuendoGli nome e forma,
non farebbe che dimostrare quanto sciocco e ridicolo egli sia.
L'Uno, che è fulgore, è più fulgido di miliardi di soli.
Ma anche questa descrizione non è altro che un volo della fantasia: non riflette realmente la verità.
Se l'Uno, dunque, è l'Assoluto Senza-Forma, come si può tentarNe la raffigurazione?
Lo Spirito Santo, pur essendo l'Eterno Informe, raggiunge i quattro punti del globo e permea il cosmo intero.
Dio è l'autentica forma dell'Amore, Egli è colmo d'Amore.
Si può entrare in relazione con Lui soltanto mediante l'Amore.
Solo chi ha in sé questo Amore
e nessun altro
può sperimentare il Trascendente.
Incarnazioni dello Spirito Santo (Pavitratmasvar–palara)!
Santità
[1] Cercate di comprendere il significato di questo appellativo. La parola Pavitra, che significa “Santità”, deriva dalla radice latina vir, che vuol dire “uomo”. Di conseguenza, l'uomo è l'incarnazione della Santità. L'Atma si accompagna alla nozione di Divinità.
Nell'uomo l'Immanifesto
[2] Con l'ascesa del Cristianesimo a Roma, i Romani, nel riconoscere la divinità di Gesù, Gli attribuirono un nome particolare. La parola usata per definirLo fu “Persona”, col significato di Santità, Divinità. Anche l'inglese person proviene dal latino. Nell'ambito delle lingue indiane, l'equivalente di “Persona” è Vyakti, che significa “colui che rende manifesto l'Immanifesto”. Che cos'è l'Immanifesto? È l'Atma, la Divinità (lo Spirito Cosmico). L'uomo è stato definito come la sacra incarnazione del Divino Spirito, perché può consentire all'immanifesto Atma di esprimerSi.
Nessuno è senza amore
[3] Dio è la vera incarnazione dell'Amore. L'uomo è solo un aspetto, una scintilla del Divino. Potete trovare un uomo senza ira o senza collera, senza verità o senza pace, ma non riuscirete a trovare nessuno al mondo senza amore. In ogni essere umano è possibile riscontrare amore in egual misura, perché è l'unica qualità divina che risplende sempre. Questo amore può trovare differenti espressioni, ma nella sua intima natura è unico.
Il riflesso di Dio
[4] L'uomo, dunque, non è altro che un'espressione della Coscienza Cosmica. Ma il cuore che orienta quell'amore verso le cose materiali, perde la capacità di riconoscere la sua Divinità. Legandosi al mondo esteriore, la mente si deteriora, si corrompe l'originaria purezza di quell'amore e, per conseguenza, all'uomo riesce impossibile scorgere nel proprio cuore il riflesso di Dio. Quand'egli invece orienta il suo amore verso il Divino, raggiunge una pura esperienza di quella Divinità che gli è inerente.
Se agitiamo l'acqua, anche i riflessi della sua superficie si scomporranno. Se l'acqua è nitida e placida, il riflesso della luna sarà molto nitido, mentre in acque torbide, anche la luna che vi si riflette sembrerà sporca. Così pure, se il lago della mente è confuso e volubile, anche l'amore che vi si riflette ne risulterà distorto. Se la mente dell'uomo è stabile, pura e nitida, il riflesso della Divinità sarà altrettanto puro e nitido.
Poiché l'uomo d'oggi ha una mente ossessionata da una miriade di cose materiali che la inquinano, la sua esperienza del Divino rimane inibita, sebbene tutto ciò che si vede ci parli di Dio. Dio in noi?
[5] Non pochi sostengono che Dio dimori nel loro cuore, ma è un grave errore; non è comunque tutta la verità. Questa affermazione sminuisce il Divino. Se tengo in mano un fiore, significa che il palmo della mia mano è più grande del fiore. Allo stesso modo, se dite che Dio è in voi, significa che voi ritenete di essere più grandi di Dio. La verità è questa: voi siete in Dio, ma Dio non è in voi. Soltanto con una visione di tale saggezza potrete sperimentare la magnificenza della Divinità, che non può essere conosciuta secondo un modo di vedere riduttivo.
Fiducia in sé
[6] Ecco perché si dice: “Conosci e vivi”. Com'è possibile avere fiducia in se stessi, se non si crede nella vita? Chi manca di fiducia in se stesso, sarà sempre assalito da dubbi e, di conseguenza, non riuscirà mai a sperimentare n‚ pace n‚ benessere. Ci vuole una fede piena e sicura per poter confidare in se stessi; e se non si ha fiducia in se stessi, come fidarsi degli altri? Come vive una persona che non si fida degli altri? È impossibile. La parola “uomo” (Manava) significa proprio uno che ha fiducia in sé. Quando egli dà compimento alle cose in cui crede, si acquieta e si sente appagato, ottiene pace e benessere. L'amore è la regola aurea per sviluppare una simile fede.
Preghiera e penitenza
[7] La gente offre preghiere a Dio. La preghiera non va intesa come un questuare favori presso Dio, ma come un mezzo per stabilire incrollabilmente Dio nel proprio cuore. Smettetela di mendicare, mirate all'unione con Dio. Anelate al Suo Amore: è una vera panacea! Aspirare a qualcosa di grande implica delle austerità. Ecco perché si dice: “Guardare avanti è Tapas (penitenza); volgere lo sguardo indietro è Tamas (ignoranza)”. Penitenza non vuol dire abbandonare casa e famiglia per ritirarsi nella foresta; significa abbandonare i cattivi pensieri della mente ed aspirare senza tregua ad ottenere la grazia del Signore.
L'amore è tutto
[8] L'amore è il fattore primario di questo processo. Non v'è nulla di più grande dell'amore sulla terra. Senza di esso nulla può giungere alla perfezione. Fate perciò ogni sforzo per promuovere l'amore.
Tonalità di devozione
[9] La devozione vera consiste nell'offrire tutti i pensieri e le azioni a Dio e nello struggersi per avere la Sua grazia. In secondo luogo, devozione significa servizio. Il terzo significato è l'amicizia, mista ad un senso di timore. Un altro significato di devozione è lo stato di non separazione da Dio. Vera devozione è sentirsi in stretta relazione con Dio in qualunque momento, luogo o circostanza. La devozione d'oggigiorno viene confinata alla stanza della preghiera o ad una chiesa. Durante quel periodo, la vostra devozione sembra andare a gonfie vele e vi sentite in pace. Ma, una volta usciti di là, perdete la pace, e la collera si impadronisce di voi. Questa non si può dire devozione. La vera devozione trascende le limitazioni imposte dalla routine quotidiana e dalle responsabilità della vita, non si lascia condizionare dal tempo, dallo spazio e dalle circostanze. L'amore per il Divino non dovrebbe mai mancare, in qualunque circostanza. Ecco perché si dice “Rimanete sempre come degli Yogi”. Dovete sforzarvi di coltivare un simile amore, sperimentando la gioia del condividerlo con altri.
Devozione incondizionata
[10] Se la vostra devozione si raffredda, perché non vengono appagati i vostri desideri, non era autentica devozione. La devozione non ha nulla a che vedere con le esigenze del corpo, bensì piuttosto con quelle del cuore, e non dovrebbe subire contraccolpi a causa delle vicissitudini attinenti al corpo o alla mente. La devozione non ha nulla da spartire con le faccende del corpo. Questa è la più alta forma di devozione, detta Paramabhakti. Viene anche definita devozione incondizionata o Ananyabhakti. Solo questo tipo di devozione unidirezionale può attecchire nel cuore. Il vostro amore non deve variare a seconda dei momenti.
Incarnazioni d'Amore!
Disprezzo per le vanità
[11] C'è la tendenza a sacrificare la propria genuinità, per compiacere gli altri, invece di tener fede alla realtà di base. Il vero devoto arde dal desiderio di sperimentare il divino amore e non va in cerca di ostentazione e vanagloria; rifiuterà ogni altra cosa che sia solo un lontano riflesso di questo amore. Un cibo riflesso in uno specchio può solo essere guardato con gli occhi, ma non consumato. Può forse soddisfare l'appetito? Non vi darà mai gioia o delizia. Un vero devoto non dovrebbe mai aspirare alla soddisfazione del proprio ego, ma tendere esclusivamente a sperimentare il vero amore, l'amore puro del Divino. È amore quello che si può imprimere nel cuore.
Le Vie per unirsi a Dio
[12] La gente parla di Jnana-yoga, Karma-yoga e Bhakti-yoga, riferendosi alle pratiche spirituali. Esse sono tutte fra loro strettamente correlate, dipendono l'una dall'altra. Fra queste, una in particolare, merita di essere ricordata: Bhakti-yoga, ossia la Via della Devozione.
I.- La Via dell'Azione
[13] Fra i sentieri spirituali, il primo è la Via dell'Azione (Karma Marga). Percorre questo sentiero colui che compie molte opere per il benessere, la prosperità e la protezione del mondo, pratica i riti e i sacrifici, e si impegna nelle attività di servizio e di carità. Tutti questi tipi di attività sono carichi di difficoltà. Per celebrare i sacrifici rituali è necessario avere una conoscenza profonda dei testi vedici; cosa praticamente impossibile per un essere umano ordinario.
II. - La Via della Conoscenza
[14] In secondo luogo viene la Via della Conoscenza (Jnana Marga): richiede la conoscenza delle scritture, dei libri e quella acquisita con l'esperienza, con l'azione, e una complessiva conoscenza del mondo. L'essenza di tutte queste conoscenze vi condurrà alla Conoscenza dell'Atma, alla Conoscenza del Sé. La sostanza di tutte le Scritture, la Divinità di tutte le religioni, il fine di tutti questi sentieri è sempre e soltanto uno: l'Amore. La Conoscenza è definita anche Advaita Darshana, ossia l'esperienza della non-dualità, la consapevolezza dell'Unica Coscienza Cosmica, la visione dell'Uno nel Molteplice.
Il Namaskara
[15] L'essenza degli insegnamenti offerti dalla cultura indiana trova la sua espressione simbolica in un gesto che si chiama Namaskara. Le dita di una mano sono tutte diverse, ma si uniscono per fare Namaskar, simbolo dell'unità nella diversità. Non è facile tuttavia sperimentare questa unità.
La disciplina dello Yoga
[16] La Via dello Yoga, anch'essa ardua, consiste nel dominio della mente e in un rigoroso controllo dei sensi. Questo sentiero è possibile solo se si abbraccia una severa disciplina. Si devono superare molti problemi, prove e tribolazioni: solo in questi disagi si potrà santificare la propria vita. Davvero pochi sono coloro che sono dotati di forza psicologica e spirituale per affrontare i travagli e le ardue prove della vita. Il sentiero dello Yoga è irto di ostacoli.
III. - La Via della Devozione
[17] In terzo luogo c'è il sentiero della Devozione (Bhakti Marga), che fra tutti è il più semplice. Non richiede la padronanza delle Scritture, n‚ la celebrazione di riti e sacrifici ed evita tutta la ricerca riguardante l'unità nella diversità. Se nutrite un sincero amore per il Signore, i sensi si sottoporranno spontaneamente ad una naturale disciplina. Coloro che hanno letto un mucchio di libri e sono versati nell'interpretazione delle Scritture, sono solo dei provetti eruditi, ma a mala pena mettono in pratica ciò che predicano.
Il valore della pratica
[18] Ciò che importa è la pratica, non l'erudizione. La conoscenza senza le opere è ciarpame senza alcun valore. Fra gli insegnamenti ricevuti in campo spirituale cercate di metterne in pratica almeno uno o due.
Potete possedere una gran quantità di attitudini e di conoscenze, battere chiunque su ogni argomento;
potete essere nati in una reggia ed essere sovrani, elargire ai poveri oro e mucche, saper contare gli astri del firmamento, conoscere e descrivere tutte le varietà di esseri viventi;
potete anche apprendere gli otto tipi della Conoscenza o andare sulla luna, ma se non sapete controllare sensi e mente per volgerli all'interno non avrete il pacifico e imparziale amore verso l'Uno e verso tutti.
Il fine principale dell'uomo sta nel mettere in pratica la dottrina del Divino Amore.
5 vie di liberazione
[19] Le Scritture dicono che l'uomo è in grado di conseguire cinque tipi di liberazione:
Il Principio dell'Amore
[20] Le Gopi, le pastorelle devote di Krishna, compresero che l'amore è molto più di tutti questi tipi di liberazione. Tutto quanto crediamo sia parte del mondo esteriore di un uomo, può essere trovato nel suo interno e coesiste in lui sotto un legame d'amore unico per tutti. Come un filo attraversa una serie di brillanti, così il filo dell'amore trapassa e lega insieme tutti gli esseri umani. Il Principio dell'Amore è la più grande forza di coesione che unisce tutte le pratiche spirituali, tutte le religioni, tutte le fedi, tutte le Scritture, tutte le filosofie.
L'Amore è fondamentale
[21] Potete spremere olio dalla sabbia o dal ferro, far crescere le corna ad una tartaruga o ad un coniglio, ma senza adorazione è impossibile raggiungere il Supremo Amore. Se si ignora questo Sommo Principio, non è possibile oltrepassare il ciclo di vita e morte. La traversata dell'oceano dell'esistenza è riservata a coloro che hanno amore, a coloro che offrono tutto il proprio amore al Signore e mirano al raggiungimento della Sua Beatitudine. Amore completo
[22] Eccovi una similitudine. Dopo il matrimonio, una sposa abbandona i propri genitori, la casa dove è nata e si prepara a seguire un estraneo, in cui ha riposto tutta la sua fiducia. Non si preoccupa di tutto quanto aveva prima di sposarsi. Allo stesso modo, una volta che ci si è arresi completamente al Signore, si rinuncia a tutto quanto si considerava abitualmente proprio, per guadagnare il Suo Amore e la Sua Grazia.
Questa è devozione non dualistica, la devozione che elimina ogni distinzione.
Amore che rinuncia
[23] Ma, se non si rinuncia ad una cosa, non si può desiderare di ottenerne un'altra. Così, offrendo la propria mancanza di pace, si otterrà la pace; offrendo l'ingiustizia, si avrà giustizia. Sacrificando l'odio, si avrà amore. Se non sacrificate l'uno non ottenete l'altro. Entrando in un negozio, se non lasciate sul banco una banconota di dieci rupie, non porterete via nemmeno un fazzoletto. Si può ottenere qualcosa, solo quando si è disposti a pagarne il giusto prezzo.
Gli esami di Dio
[24] Il Signore, in varie occasioni, sottopone i Suoi devoti a certe prove, come fossero degli esami, al fine di portarli ad un livello superiore di spiritualità. Come il fuoco, che ha un potere di estinzione, è in grado di annientare tutto quanto tocca, così il Signore, che è Infinita Sapienza, libera da tutti i problemi e preoccupazioni soltanto le persone che vengono a contatto con Lui, donando loro Conoscenza e Beatitudine.
Amore dolce e severo
[25] Ma come farete ad ottenere l'amore di Dio, se continuate a credervi lontani da Lui? Chi ritiene di non essere stato visto n‚ incontrato dal Bhagavan (57), dovrebbe chiedersi quanto Gli stia vicino mentalmente o quanto unito sia al Signore con la propria pratica spirituale. Ognuno di voi dovrebbe impegnarsi in un processo di ricerca interiore. Collera e benevolenza sono sentimenti estranei al Signore. Quando appare severo, c'è grazia nella Sua severità; quando sembra che punisca, c'è compassione in questo; quando sembra adirato, in realtà c'è solo dell'amore in questo atteggiamento. Solo chi ha la giusta comprensione della Divinità, può apprezzare le vie del Divino: Egli ricorre a certe punizioni per far sì che il devoto persegua il giusto cammino e per fargli vivere una vita ideale.
La lezione del vaso
[26] “Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo”. C'è una storia, che può spiegare il detto.
Un giardiniere, dall'alba al tramonto, si prendeva cura del suo giardino, delle piante e dei fiori, li annaffiava e li proteggeva. Un giorno in cui aveva il mal di testa decise di lasciare per terra il vaso dell'acqua. In quell'istante, il vaso gli diede una lezione efficace, e disse: “Folle! Non ci sono frutti senza lavoro, nessuna gioia senza pena. La mia stessa vita te lo insegna. All'inizio ero terra calpestata da tutti. Il vasaio mi raccolse, mi aggiunse dell'acqua e mi impastò, finché divenni creta. Poi mi modellò, dandomi la forma di un vaso e, alla fine, mi mise in un forno di cottura. Chi voleva comprarmi, saggiava la mia consistenza. Ora che ho superato tutte queste prove, ho ottenuto il privilegio di danzare sulla testa della gente. Se non fosse stato per tutti quegli esami, come avrei potuto raggiungere un livello così elevato? Similmente, solo se sarai disposto ad attraversare prove e difficoltà sarai in grado di elevarti nella vita e di proseguire sorridendo.”
Dunque, non scoraggiatevi mai; non cedete mai alle difficoltà e alle delusioni. Dovete cercare in ogni modo di superarle. Per ottenere questo, sviluppate il vostro amore per Dio, non dimenticando che Egli vi ama.
Il morbo dell'“Ego”
[27] Ogni essere umano è vittima di una cattiva qualità, una sorta di malattia per la quale non ci sono n‚ medicine n‚ medici. È la malattia dell'Egoismo. Questo senso dell'Ego si insinua nella testa dell'uomo e vi recita la parte del diavolo. L'Egoismo non attacca solo gli esseri umani, ma persino gli uccelli e le bestie. Per esempio, il cane allevato presso i ricchi, abbaia a tutti quelli che passano, per mostrare la sua autorità e per render noto che è il guardiano di quella casa e che nessuno vi può entrare senza il suo controllo. È come se dicesse: “Questa è casa mia. Io la devo difendere”, senza sapere che cosa voglia dire quell'“Io”. È un esempio di egoismo negli animali. Il cane di un povero non ha motivo di segnalare ai passanti la sua proprietà.
Il saggio e l'insipiente
[28] L'uomo che ignora il significato di quell'“Io”, finisce per trovarsi nella medesima posizione del cane. Vero essere umano, degno dell'appellativo di saggio, è colui che si pone la domanda: “Chi sono io?”, e scopre la sua vera natura. Invece gli uomini non fanno che dire “Il mio corpo, la mia opinione,…”. Chi dunque continua ad usare la parola “Io” senza sapere chi egli sia, è un ignorante.
Il Vedanta
[29] La gente ama riempirsi la bocca della parola Vedanta (58). Se chiedete a un dotto in materia “Che cos'è il Vedanta?”, la sua risposta sarà: “Le Upanishad, che rappresentano la fine dei Veda, compongono il Vedanta.” Ma questo non è il vero Vedanta. Il Vedanta è la fine dell'“Io”. Voi dite sempre: “Io qui, io là,…”, ma se finisce questo io, non siete più nessuno. L'“Io” che diventa il Mio “Sé” è autentico Vedanta. Se volete conoscerMi, dovete prima conoscere voi stessi, chi siete veramente. Guardate prima di tutto a voi stessi e poi potrete guardare a Me. Come potete cercare di capirMi, senza comprendere chi siete veramente voi? Come farete a comprendere la vostra realtà interiore, se i vostri occhi sono puntati sugli oggetti esteriori?
Dio Persona
[30] È stato detto che Ishvara, ossia la più alta personificazione dell'Assoluto, ha tre forme. La prima è la Forma Cosmica, la totalità della manifestazione grossolana. La seconda è il Germe d'Oro o l'Uovo Cosmico, ossia la totalità della manifestazione sottile, l'origine di ogni creatura. La terza è l'Ente Causale. Quando si capisce il significato di queste tre forme, si è in grado di comprendere Ishvara, la Persona Suprema.
La Forma Cosmica
[31] Che cosa si intende per Virat-Svarupa, cioè la “Forma Cosmica”? Si dice che Krishna abbia mostrato ad Arjuna la Sua Forma Cosmica, ma non è corretto: Virat-Svarupa è Vishvarupa, ossia l'Onnipresente, “Colui che si assume tutte le forme”. Tutto il mondo fenomenico, visibile ai nostri occhi è Dio stesso. Tutta la miriade di forme e nomi nell'universo è contenuta nella Sua Forma. Questa prima Forma viene definita Jagrat, la Forma Cosmica sperimentata nello stato di veglia.
Il “Germe d'oro”
[32] La seconda forma è il Divino che si sperimenta nello stato di sogno: Hiranyagarbha, il “Germe d'oro”. Nello stato di veglia, ci serviamo della lingua per parlare, degli occhi per vedere e delle orecchie per sentire. Nello stato di sogno, compiamo lo stesso molte azioni, ma con quali mani? In sogno si cammina molto, ma con quali gambe? E con quale bocca si fanno tutte quelle conversazioni durante il sogno? Quando nello stato di sogno tutti i sensi sono assopiti, in quale modo ci sono tutte quelle esperienze sensoriali? Questa è la forma sottile della manifestazione divina.
L'Ente Causale
[33] La terza forma è l'Ente Causale. Non avendo una specifica forma, viene definita Avyakti, la Non-manifestazione, il piano causale-informale. Tuttavia è presente la Beatitudine e la coscienza di quell'esperienza. Fisico, sottile e causale sono le tre forme di Visvar–pa, Hiranyagarbha e Avyakti. Voi siete la medesima persona che ha esperienza dello stato di veglia, di sogno nello stato di sonno e che gode la beatitudine dello stato di sonno profondo. L'unica entità esistente nei tre stati è l'Essenza Divina che si esprime col corpo nello stato di veglia, con la mente nello stato di sogno e con la Pura Coscienza nello stato di sonno profondo. È il principio di Ishvara che li unifica tutti e tre.
Dov'è Dio?
[34] Oggi celebriamo Shivaratri, una fausta notte. Chi è questo Shiva e dove si trova? Sono state date varie risposte: alcuni dicono che sia sui monti Kailash, altri lo collocano a Vaikunta, altri a Parti. Ma tutti questi indirizzi sono fittizi. Il vero ed unico indirizzo è questo: in ogni luogo. È scritto infatti: Ishavasyam idam sarvam, “Ogni cosa è pervasa da Dio”; tutti gli esseri viventi non sono che aspetti della Mia Realtà. Non esiste un posto in cui non ci sia Dio n‚ persona che non sia Dio. Dovete cambiare il vostro angolo di visuale e riconoscere l'unità nell'apparente diversità. Una volta riconosciuta questa Divinità, comprenderete il principio della Realtà Suprema, realizzerete l'identificazione con Quello.
Colui che è
[35] Il mondo può essere paragonato ad un globo di fuoco. Dov'è il fuoco in questa sfera? È dovunque, all'interno e all'esterno. È in questo senso che le Scritture descrivono Narayana come il Residente interiore ed esteriore. Se Dio è onnipresente, che bisogno c'è di andare in cerca di Dio? Non ha senso cercarLo, se si trova dovunque e se Lo confinate in un solo posto, sarà molto ardua la ricerca. Eliminate gli attaccamenti e l'odio che sono in voi e sperimenterete la Divinità. Simpatie e antipatie sono ostacoli alla realizzazione del Divino, che è Sat Cit Ananda, e cioè, Essenza-Coscienza-Beatitudine. Quella è la disciplina spirituale da praticare oggi. Dio non è soggetto a mutamenti, è sempre Colui che è.
Ritorno all'Origine
[36] Che viaggio sta facendo l'uomo? Dove sta andando? Per quale motivo si continua a rinascere? Per cercare la giusta via e l'intelligenza del vero. Che strada cercare? Dovreste tornare là donde siete venuti. Questa è ricerca. Provenite dalla Divina Essenza, da Dio e a Lui dovete tornare. Molti vengono da Me per chiederMi: “Swami, indicami un sentiero”. Non dovete far altro che tornare alla sorgente donde siete venuti. Anche nello Shrimad Bhagavatam si legge che è destino di ogni essere vivente tornare alla dimora di provenienza.
Incarnazioni del Divino Amore,
Il ciclo della materia
[37] da dove proviene la pioggia? Dalle nuvole. E le nuvole? Dall'acqua degli oceani che, evaporando, le hanno prodotte. L'acqua degli oceani si trasforma in nuvole, le nuvole in pioggia, la pioggia in ruscelli e poi in grossi fiumi, e questi ultimi vanno a sfociare nuovamente negli oceani.
Un vaso di terracotta, che abbiamo usato innumerevoli volte, un giorno ci cade di mano e si frantuma. Lo abbandoniamo per strada e la gente, a furia di calpestarlo, lo riporta alla condizione iniziale di terra. Il vaso, che proveniva dalla terra, alla terra è ritornato. L'argilla torna all'argilla. Lo stesso accade per l'aria, l'acqua ed il fuoco. Ma l'uomo rimane sempre lo stesso.
Una volta assunta la forma umana, non regredisce più. L'uomo non deve perdere di vista il fine della vita.
Scopo della vita
[38] Un tale, che veniva dall'India del Nord, un giorno venne per chiederMi: “Qual è lo scopo della vita?” Gli risposi: “Mangiare, bere, dormire e morire: questo è lo scopo della vita. Anche gli uccelli e tutti gli altri animali fanno lo stesso. In che cosa sei superiore tu ad essi?”. Si dice che sia raro e difficile ottenere la forma umana. Per quale motivo? Serve ad accumulare denaro? Si nasce solo per far soldi? Certamente, no. Non si può vivere senza denaro. Esso serve alle necessità della vita, ma solo in misura limitata. L'uomo, dunque, non dovrebbe vivere per accumulare sempre più denaro, ma per scoprire il fine della sua vita. Si suppone che l'uomo abbia saggezza, conoscenza e intelligenza. Perciò, non dovrebbe vivere alla stregua di un animale, sprecando la propria vita.
Gli eruditi
[39] Nelle vostre disquisizioni esibite cultura e sprecate tempo in inutili controversie. Chi ha studiato si vanta di essere una persona istruita, ma questa non è la mèta principale a cui aspirare: farebbe meglio a impegnarsi nella scoperta della propria vera natura e a vivere in armonia con quel principio.
L'ignoranza
[40] Il giusto significato della parola Manava (Uomo), ci viene fornito dalle tre lettere di cui è composta: Ma, Na e Va, ossia “chi vive libero da ignoranza”. Che cosa si intende per ignoranza? Ignoranza vuol dire credersi ciò che non si è. Noi non siamo il corpo n‚ la mente, anche se molti lo pensano. Chi agisce credendosi corpo o mente, vive nell'ignoranza alla maniera di Dhritarashtra. Ignoranza è, dunque, lo stato di chi si è identificato in qualcosa di inesistente. Tuttavia, finché avete vita, dovete prendervi cura sia del corpo che della mente. Per compiere i vostri doveri, dovete consentire una buona navigazione alla vostra barca, esercitando sempre il controllo su quanto è in vostro possesso, fino a quando questa specie di istinto possessivo non vi abbandonerà e non direte più “Questo è mio”.
“È mio!”
[41] Una volta c'era un tale che viveva in un villaggio. Costui aveva dato in sposa sua figlia ad un giovane che abitava in un villaggio poco distante. Un giorno decise di andare a trovarla. La moglie gli suggerì: “Compra un po' di zucchero e portaglielo. Possiamo permetterci questo piccolo sacrificio.” L'uomo si recò alla stazione ferroviaria, fece il biglietto ed acquistò una porzione di zucchero di canna. Poi salì sul treno. A causa dell'affollamento, dovette lasciare in un posto il pacco dello zucchero e sedersi da un'altra parte. Giunse il controllore, un tipo che voleva spillare soldi a qualcuno, e chiese a chi stava vicino al pacco: “Ha pagato il supplemento previsto per il bagaglio?”. Ma quegli rimase zitto. Un contadino, però, pur non essendo proprietario del pacco, disse: “Quel pacco è mio”. Il controllore gli ingiunse allora il pagamento di 5 rupie di supplemento al biglietto. Il contadino pagò, ma alla fermata del treno, quando prese con sé lo zucchero per scendere, si fece vivo il vero proprietario del pacco e fra i due scoppiò un litigio. Intervenne un poliziotto, il quale si informò a chi dei due appartenesse il pacco. Il proprietario naturalmente disse: “È mio!” “Chi ha pagato la tariffa per il trasporto?”, chiese il poliziotto. “Io”, rispose il contadino. E il poliziotto: “Chi le ha detto di pagare?” Rispose il contadino: “Dal momento che nessuno si dichiarava proprietario, ho pensato di pagare le 5 rupie ed appropriarmi dello zucchero”. L'agente allora disse: “Lo zucchero non è suo, ma appartiene al suo legittimo proprietario”. E, detto questo, il poliziotto si impadronì di due porzioni di zucchero prendendole dalle mani del proprietario.
Da questo piccolo esempio si nota come l'uomo si faccia ossessionare dalla febbre di possesso: “Questo è mio! mi appartiene!”. A causa di questi sentimenti, l'uomo perde la pace della mente e va incontro a tutti gli altri guai. Invece dovrebbe credere fermamente nell'aforisma: “Quello è Dio”.
Il respiro è vita divina
[42] Chi è Shiva? Facciamo un piccolo esempio. Il corpo, dopo aver provato tutte le gioie della vita, viene abbandonato. Questo corpo senza vita si chiama cadavere, shavama. Il corpo, in cui c'è ancora vita si chiama shivanu. Che differenza c'è tra i due? In Shivanu c'è un corpo che palpita, che respira, mentre nel cadavere non c'è più respiro. Qual è il significato implicito nel respiro? È la fede. Chi ha fede in Dio è Shiva stesso, mentre chi non ha fede in Dio è un cadavere. Col respiro, inspirazione ed espirazione, noi diciamo: Sooo Haaam, “Io sono Quello”. So sta per “Quello” e Ham significa “Io”. È lo stesso significato dell'espressione Tat tvam asi. Per “Quello” si intende anche Brahman: Aham Brahmasmi, “Io sono Brahman”, “Io sono Dio”. Quante volte si respira in una giornata? Il ritmo vitale ci ripete 21.600 volte al giorno il messaggio “Io sono Dio. Io sono Dio. Io sono Dio…”.
La conoscenza
[43] A questo non si pone attenzione; si preferisce imbottirsi la testa di libri, ma non si mette in pratica quanto si è appreso con essi. Che fine ha fatto tutta la conoscenza che avete acquisito coi libri? Ecco perché non mi stancherò mai di ripetere ai Miei ragazzi che ci sono diversi tipi di conoscenza. In particolar modo, dico loro che la conoscenza libresca non è di grande utilità: non è altro che una conoscenza superficiale. Esiste poi un tipo di conoscenza globale. Altro tipo di conoscenza è quella che proviene dalla discriminazione. Ed infine abbiamo la conoscenza pratica. Da che parte si deve cominciare per ottenere quest'ultima? La prima cosa da praticare è il sacrificio, l'abnegazione. Soltanto con la Dedizione potete sviluppare la Devozione. Con la Devozione, poi, avrete Disciplina. Con la Disciplina, il Discernimento e, col Discernimento, la Determinazione.
L'offerta dell'Ego
[44] La prima cosa che dovete offrire, perciò, siete voi stessi. Che altro avete da offrire? La vostra mente? La vostra intelligenza? Le vostre ricchezze? Dio non vuole niente di tutto ciò! Dio non chiede niente a nessuno. L'unica cosa che Gli potete offrire è il vostro “ego”. Fin quando vi tenete stretto il senso dell'ego, non potrete avere n‚ pace n‚ gioia. Sacrificate il vostro ego e avrete pace e gioia. Una volta immolato l'ego, avrete Amore e quell'Amore è Devozione, la quale vi porterà la facoltà di discernere il vero dal falso, il permanente dal transeunte. Da qui poi la Determinazione, che accompagnerà tutto il vostro operato. È l'ego la causa dell'infelicità e di ogni difficoltà.
Il “goal” della Conoscenza
[45] Un giorno un allievo che assisteva ad una partita di calcio, impressionato dal fatto che il pallone veniva preso a calci da tutti, corse dal suo maestro e gli chiese: “Swami, che male ha fatto questo pallone per meritare questi maltrattamenti da tutti?”. E il maestro, a sua volta, chiese al ragazzo: “Che c'è dentro quel pallone? Aria, che è il suo ego. Finché in te ci sarà ego, non sfuggirai ai calci che ti assesteranno i sei avversari delle tue qualità negative, che, giocando la loro partita contro la Verità, la Rettitudine, la Pace, l'Amore e la Non violenza, si servono del pallone dell'ego. Sia da una parte che dall'altra del campo possono essere segnate delle reti. Se questa “palla della vita” entra nell'area della Conoscenza di ciò che è retto, nella rete della Conoscenza Divina, allora quello è un goal e si vince. Nella vita, bisogna mantenersi nell'area delimitata dalla Rettitudine e da Dio, e tutto andrà bene.
Incarnazioni del Divino Spirito,
Adorare Dio nell'unità
[46] Dio non è presente solo in qualche luogo. Egli è in ogni forma umana. Oggi la gente, per leggerezza e stupidità, continua a creare turbamento ai vivi, venerando i morti. Se volete davvero adorare Dio, dovete adorarLo nell'Unità. Dio è in ogni luogo. Lo potete trovare nella pietra, nell'albero, nei monti. Intravvedete questa unità. Rispettate ogni cosa. Non criticate nessuno. Queste sono le virtù da sviluppare e solo così ne verrà la purificazione del cuore. Senza questa purezza, ogni azione compiuta sarebbe un vero e proprio spreco.
La massima dell'Amore
[47] Riconoscete l'amore che è in voi, esaltatelo ed offrite voi stessi.
L'Amore è Dio. Vivete nell'Amore.
Cercate l'Amore,
sviluppate l'Amore,
dedicatevi all'Amore.
Incominciate il giorno con Amore.
Riempite il giorno di Amore.
Chiudete il giorno con Amore.
Trascorrete il giorno con Amore.
Questa è la strada che porta a Dio.
Ottenete Amore, soltanto con l'Amore.
Siate consci della divinità di un tale Amore, non contaminato da interessi egoistici. Ricordate Dio con Amore.
La notte di Shiva
[48] Oggi è la festa di Mahashivaratri. Ratri, ossia la notte, ricorda l'oscurità. Quando vi trovate nell'oscurità più fitta, l'unica cosa che vi può illuminare è il Nome di Dio. Bisognerebbe anche comprendere che cosa significa Dio. La giornata include sia il giorno che la notte. Dio è Colui che sta al di là di tutto questo. Solo gli abitanti della terra sperimentano il giorno e la notte, che si avvicendano a causa del movimento rotatorio del pianeta. Ma per Dio non esistono n‚ il giorno n‚ la notte. Egli risiede come Spirito in tutti gli esseri umani. Abbiate, perciò, rispetto di tutti. Certo non potrete sempre accondiscendere alle richieste di tutti, ma potete avere per tutti una parola condiscendente.
Devozione e gratitudine
[49] La parola “Devozione” è stata equivocata. Si crede che pregare Dio cinque minuti al mattino, cinque minuti alla sera e fare dei pellegrinaggi sia devozione. La gratitudine è devozione: “O Dio, Tu mi hai fatto nascere in forma umana, mi hai benedetto con tanta intelligenza, mi hai elargito tanta conoscenza, mi hai elevato in modo straordinario al di sopra degli animali sia nel corpo che nella mente. Ti sono infinitamente grato!”. Se qualcuno vi raccoglie il fazzoletto che vi è caduto, lo ringraziate. Se vi offrono una tazza di caffè, ringraziate. Se siete grati per queste piccole cose, quanto maggiore dovrebbe essere la gratitudine da dimostrare a Dio? Quante pompe servirebbero per simulare la pioggia? Un semplice acquazzone fornisce una gran quantità d'acqua. Chi è che invia la pioggia? E quante candele o lampadine ci vorrebbero per fare la luce del sole? Quanti ventilatori ci vorrebbero per emulare la brezza che la natura fa spirare? Chi ha regalato tutto questo? Chi dona la vita? Non dovreste dunque essere grati? Chi non ha gratitudine è peggio di un animale. È vostro dovere essere grati a Dio, che è stato così munifico con voi. Il dovere è Dio. Il lavoro è adorazione. Fate il vostro dovere. Voi cercate di sfuggire ai vostri doveri.
La ricchezza
[50] Molti stanno andando in rovina, a causa dell'eccessiva ricchezza. La vera ricchezza consiste nella Conoscenza, nell'Amore, nella Beatitudine. A che serve il denaro? A comprare automobili, fattorie. Potete forse con quella ricchezza comprare Dio? Quando siete malati, potete acquistare medicine, ma potete forse evitare la morte? Anche tutte le medicine di questo mondo, se non avete la grazia di Dio, non vi saranno di aiuto. La ricchezza vi può rendere la vita più confortevole. Potete avere aria condizionata in una stanza o addirittura in tutta la casa, ma non sarà questa a conferire pace alla vostra mente.
L'Amore è pace
[51] Solo nell'amore di Dio troverete la pace mentale. È impossibile dare una descrizione di questo amore e dei benefici che vi può recare. Se avrete questo Amore, avrete in mente Dio.
(Prashanti Nilayam, 6 Marzo 1989 Festa di Mahashivaratri)